Viaggio sola

 

 

 

Irene (M. Buy) è, per professione, “l’ospite a sorpresa”: è suo compito valutare il servizio dei grandi alberghi, a 5 stelle. Per questo annota scrupolosamente sul suo tablet, in ogni suo viaggio, la pulizia delle stanze, la gentilezza di commessi e camerieri, la rapidità e qualità del servizio in camera e tanti altri piccoli particolari. La sua vita è sempre in movimento, in lussuosi hotel in giro per il mondo. A casa, nelle poche pause, ha pochi affetti: la sorella e la di lei famiglia (marito e due figlie) e Andrea (S. Accorsi), amico e confidente, in passato una relazione sentimentale con lui. Irene è meticolosa e severa, nelle sue valutazioni professionali, almeno quanto nella sua vita personale e pensa di poter controllare tutto, come se si trattasse dei questionari che riempe, nel suo lavoro di “ispezione”. Senza indecisioni e dubbi, finchè l’incontro con un’antropologa surreale, in una sauna di un albergo a Berlino, la spiazzerà, costringendola a porsi delle domande. 

 

Maria Sole Tognazzi, figlia del grande attore Ugo, si cimenta con il suo terzo film lungo di finzione: scommessa vinta, per una storia leggera e ironica, con una sceneggiatura intelligente e senza eccessi sentimentali. Il merito, va detto, è anche della Buy, in un ruolo ben scritto e interpretato, lontano dai classici personaggi di donne nevrotiche, che spesso le vengono affidati. “Viaggio sola”, che un po’ ricorda “Tra le nuvole” con Clooney, ci fa riflettere su tanti temi: come Irene, un po’ turista per caso, si chiede della sua vita e quindi della sua felicità, anche noi siamo costretti a valutare il “servizio” delle nostre vite, non sempre a cinque stelle. E soprattutto a pensare, che la vita reale non è in una camera d’albergo con tutti i confort, ma comincia fuori dalla hall.

10/06/2013
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