Un’altra narrazione sull’autismo è possibile

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“L’unica possibilità per non subire una storia è raccontare mille altre storie alternative”. Una frase che viene pronunciata spesso dal collettivo di scrittori militanti Wu Ming e che sembra essere stata applicata anche da Gaia Rayneri, scrittrice torinese, che con il suo “Pulce Non c’è” ha provato a superare le narrazioni esistenti sul tema dell’autismo. Una spinta che è diventata prima in un libro edito da Einaudi e in un secondo momento un film che dopo essersi conquistato da solo riconoscimenti e proiezioni in giro per l’Italia e per il mondo verrà trasmesso Giovedì 2 aprile alle 21 su Rai Tre in occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo.

 

Da dove nasce l’idea di  “Pulce non c’è”?

 

Uno dei motivi per cui ho scritto “Pulce non c’è” è stato proprio quello di provare a superare le narrazioni esistenti su questo tema che solitamente si dividono in due grandi categorie: da un lato c’erano i racconti “strappalacrime” che insistevano sull’aspetto del dolore e dell’emergenza. Due sentimenti che certamente fanno parte dell’esperienza, ma che possono risultare “repellenti” per lo spettatore. Dall’altro lato invece c’erano le narrazioni “ultra-nobilitanti” sullo stile di Rain Man dove si fa credere che dietro ogni persona affetta da autismo ci sia un genio nascosto. Due narrazioni che sono entrambe stereotipate, seppur in senso opposto.

 

Qual è stato invece il tuo sguardo sul tema?

 

Il mio sguardo è stato di “sbieco”: ho provato ad usare la risata come livello narrativo con l’intenzione di trasmettere l’idea che dietro gli autistici non si nascondono né geni né malati, ma semplicemente delle persone.

 

Come viene visto oggi questo fenomeno?

 

I due aspetti maggiormente critici sono ancora la scuola e la vita quotidiana. Negli istituti infatti la gestione di queste persone è ancora legata troppo al buon senso del singolo insegnante e dunque può andare bene o può andare male. L’altro grande problema è la mancanza di strutture che possano gestire la vita quotidiana delle persone.  Credo che ci sia ancora un fondo di paura nei confronti delle persone affette da autismo, una paura che a volte sfocia nel tentativo di nasconderle al mondo. Bisognerebbe invece mostrare a tutti queste persone per provare a considerarle sempre di più come persone.

01/04/2015
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