Un popolo in vacanza

di Emilio Bufano

 

Prendete un livello crescente di benessere diffuso e un periodo di vacanza dal lavoro insolitamente lungo. Aggiungete un fenomeno di massa, il turismo, capace ovunque di spostare le persone da un luogo A ad un luogo B. Applicate il tutto ad un paese di 1,34 miliardi di abitanti… Mi capita di arrivare a Pechino all’inizio di una settimana particolare. Nella Repubblica Popolare Cinese i lavoratori dipendenti conoscono – in genere – due periodi di ferie: quattro giorni per l’anniversario della proclamazione della RPC (1 ottobre) e quattro giorni per le “vacanze di metà autunno”.

Quest’anno accade che, secondo il calendario cinese, le due festività si trovino nella stessa settimana, una dietro l’altra, così da formare un ‘lungo’ periodo di ferie (oltre 7 giorni). Ciò comporta che 700 milioni di cinesi sono in vacanza! 700 milioni: l’equivalente della popolazione europea, Russia compresa! Di questi, solo alcuni hanno le disponibilità economiche sufficienti per sostenere un viaggio all’estero, magari addirittura in Europa o negli U.S.A.; i più possono permettersi soltanto il turismo interno. Entrambi i fenomeni non vanno sottovalutati.

 

Il primo ci ricorda che in Cina vivono più di 60 milioni di milionari, cioè di persone che hanno un tenore di vita ben superiore alla media europea e americana. Il secondo descrive un paese in cui sta crescendo rapidamente di numero una classe media che tende agli standard di consumo occidentali. Quindi, sì, la Cina è un paese in via di sviluppo con il secondo PIL mondiale ma un basso PIL pro capite (appena 8000 $ a fronte dei 30 000 $ di Italia e dei 48 000 degli U.S.A.), tuttavia un processo di distribuzione della ricchezza, per quanto più lento della crescita, è comunque in corso. E allora si spiega quel che vedono i miei occhi quando, una mattina, mi sveglio alle 4.45 per andare in piazza Tienanmen ad assistere alla cerimonia quotidiana dell’alzabandiera (la Cina adotta un unico fuso orario: nelle città più ad Est la giornata comincia molto presto). Il mio hotel sembra in mezzo alla campagna, con le case a un solo piano e le galline che scorrazzano per strada. Invece sta appena sotto Tienanmen. In prossimità della piazza, vivo una scena felliniana. Un’immensa e isterica processione. Decine di migliaia di cinesi corrono verso l’enorme asta su cui verrà issata la bandiera. Cercano di conquistare una buona posizione da cui scattare le fotografie. La maggior parte di loro viene dai villaggi e dalle cittadine di provincia, e si trova a Pechino solo per la festa. Molti non hanno mai visto un viso occidentale nella loro vita.

Quando la bandiera è alta e sventola sopra piazza Tienanmen, alcuni cercano di fotografarci di nascosto oppure chiedono di potersi fotografare insieme a noi. Intanto sorge il sole e il cielo è limpido (raro in una città inquinata come Pechino). Da una parte campeggia la gigantesca fotografia di Sun Yat-sen, padre-fondatore della Repubblica Cinese, dall’altra il celebre ritratto di Mao Tse-tung, appeso all’ingresso della Città Proibita. Una città, già caotica e iper-trafficata, si trasforma – per le vacanze – in un’orgia di macchine, bus, taxi, motorette, risciò, tricicli e biciclette (il codice della strada in Cina non sembra molto sentito…). Milioni di pedoni devono lottare per attraversare la strada. La prepotenza sembra gradita e l’abuso del clacson è impressionante. Lascio Pechino, che è stata un pugno in faccia. Sono confuso… Qui è tutto così diverso, eppure sembra tutto così uguale. Allora butto via le idee di terza mano che avevo sulla Cina e riparto da zero… Riparto dagli anziani cinesi e dalla loro usanza di fare ginnastica nei parchi tutte le mattine: fanno versi strani con le braccia, si appendono qua e là, si piegano, si stirano. E’ buffo. Pensavo che la ginnastica di massa fosse un’invenzione post-moderna dell’Occidente. Volo verso Xi’an, capitale dell’Impero per tredici dinastie e punto d’arrivo della Via della Seta (non a caso vive a Xi’an un’importante comunità islamica). Oggi è una città di quasi 8 milioni di abitanti, posta al centro della Cina, divenuta famosa all’estero per la scoperta dell’Esercito di Terracotta.  La settimana di festa sta finendo e, quando arrivo al sito archeologico, il primo giorno feriale dopo le vacanze, trovo uno spiazzo deserto. La mattina precedente oltre 80 000 visitatori! Lascio anche Xi’an e volo verso Chongqing. Ma questo è il prossimo pezzo di storia…  

 

W Marco Polo

W Matteo Ricci

25/10/2012
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