Un governo imperativo

 

Il sessantunesimo governo della Repubblica italiana è stato soprannominato governo “tecnico” perché composto da personalità non appartenenti al mondo politico. Il premier Monti lo ha definito un governo “di impegno nazionale”. Se si potesse qualificarlo in base alle azioni concrete finora prodotte potremmo dire che è un governo “imperativo”. L’Italia non è nelle condizioni di attendere, vista la grave situazione in cui versa. I primi tre decreti, quelli ritenuti più urgenti data la contingenza economica, portano i nomi di “Salva Italia”, “Cresci Italia” e “Semplifica Italia”. Il quarto, in via di approvazione definitiva, si chiama “Svuota carceri”. Il quinto è la riforma del lavoro. Vista la decisione con cui il ministro Fornero ha detto che si procederà su questa materia – con o senza l’assenso dei partiti e dei sindacati – ci auguriamo non si chiami “Lavora Italia”, qualcuno potrebbe risentirsene. Oggi l’esecutivo tecnico taglia il traguardo dei 100 giorni, per questo cerchiamo di capire quali sono le decisione prese fino ad oggi.

Cosa prevedono e di quali provvedimenti si compongono i decreti finora approvati, insomma, cosa cambieranno?

 

“Salva Italia”

Emanato in tutta fretta (4 dicembre 2011) rappresenta la legge finanziaria scritta da Monti per salvare l’Italia dal tracollo economico a cui si apprestava. Si muove su tre aree fondamentali: bilancio pubblico, previdenza e sviluppo. Prevede un gettito lordo di circa 30 miliardi di euro in 3 anni. La sua presentazione apre in questo modo (dal sito www.governo.it) “Tutte le componenti della società italiana devono partecipare allo sforzo per la salvezza e il rilancio del Paese” e dichiara da subito di puntare alla stabilità finanziaria, alla crescita e all’equità. Per questo prevede la riforma della previdenza e l’estensione del nuovo metodo contributivo per il calcolo delle pensioni a partire dal 2012: abolizione delle pensioni di anzianità, accelerazione del passaggio dal sistema pensionistico retributivo a quello contributivo e riduzione dei tempi di entrata in vigore dell’età di pensionamento a 67 anni. Il ministro Fornero ha bagnato la conferenza di presentazione della manovra con le proprie lacrime. Gli altri punti del decreto disciplinano l’introduzione sperimentale dell’imposta sugli immobili (prima detta Ici, oggi Imu), tranne quelli appartenenti alla Chiesa; l’aumento dell’Iva in 2 punti percentuali; il divieto di pagamento in contante per importi superiori ai 1000 euro; la creazione di un programma (col supporto di esperti stranieri) per l’utilizzo dei fondi europei; il finanziamento del fondo di garanzia per piccole e medie imprese; la deducibilità dell’Irap-lavoro per le imprese che attuano nuove assunzioni. Non è prevista la tanto invocata tassa patrimoniale.

 

“Cresci Italia”

Il 20 gennaio vengono approvate le riforme per la crescita. Lo slogan è “Più concorrenza, più infrastrutture nel segno dell’equità”. Monti sa che ciò che rende praticamente nulla la crescita italiana sono la scarsa concorrenza dei suoi mercati e l’inadeguatezza delle infrastrutture. La nuova legge punta a sviluppare la concorrenza (e l’abbassamento dei prezzi) in settori in cui oggi vige una sorta di monopolio: aumenteranno di 500 unità gli studi notarili; sarà abbassato a 3000 abitanti il “quorum” di popolazione previsto per l’apertura di una farmacia (era a 4000-5000); nel settore dei trasporti saranno liberalizzate le pertinenze delle strade, adeguato (dove necessario secondo l’Autorità dei trasporti) il numero per città delle licenze dei taxi; verranno regolamentate e rese trasparenti le tariffe aeroportuali, affidando temporaneamente all’Enac la funzione di controllo. Saranno adeguate ai canoni europei le esistenti infrastrutture dando sbocco al settore edilizio. Per i benzinai è inclusa l’abolizione dei limiti per i distributori self-service fuori dai centri abitati e la facoltà di scegliere il fornitore oltre che di vendere alimenti, bevande, tabacchi. Il governo guarda anche al settore energetico. È in atto una procedura di separazione tra operatori e infrastrutture per creare nuove possibilità di investimento e maggiore concorrenza. La crescita riguarda, manco a dirlo, anche i giovani in età lavorativa. L’intenzione è quella di sviluppare progetti didattici e di ricerca vincenti e innovativi, già sperimentati in alcune università. In particolare si intende facilitare l’ingresso sul mercato del lavoro agevolando tirocini finalizzati all’iscrizione negli albi professionali, già durante l’ultimo biennio di studi, prima del conseguimento della laurea magistrale. Con l’apertura del mercato il governo Monti intende determinare una riduzione dei prezzi, previsione fatta anche dal governo Prodi con le prime liberalizzazioni ma finita in fallimento. Per tutelare maggiormente i consumatori sono previsti provvedimenti che garantiscano maggiore trasparenza sulle tariffe professionali, sulle clausole vessatorie (quelle che nei contratti avvantaggiano il professionista a scapito del consumatore) e la semplificazione del ricorso alle class action. La manovra dovrebbe favorire, una crescita del Pil, pari all’11% e secondo le previsioni di un working paper di Bankitalia i benefici riguarderebbero l’occupazione (si prevede un +8%), gli investimenti (+18%) e le retribuzioni (+12%).

 

“Semplifica Italia”

In vigore dal 10 febbraio 2012 il decreto contiene misure di semplificazione per i cittadini e le imprese, quasi a confermare che l’Italia prima di Monti fosse troppo complicata anche agli occhi di un gruppo di tecnici! L’intenzione è di “modernizzare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, puntando sull’agenda digitale e l’innovazione”, come da tempo raccomanda di fare la Commissione Europea. Sotto gli occhi di tutti era l’impaccio che la burocrazia italiana creava allo sviluppo con i suoi costi e la sua lentezza. Tagliare i costi della burocrazia per le imprese e snellire le procedure è dunque un impegno prioritario dell’azione di Governo: è una riforma che non prevede costi, libera risorse per la crescita e aumenta l’interesse degli investitori internazionali verso l’economia del nostro Paese. Il governo elenca i beneficiari del decreto in gruppi, i principali sono: – I cittadini, per i quali le semplificazioni importanti consistono nell’eliminazione di inutili duplicazioni delle certificazioni mediche; velocizzazione delle comunicazioni tra amministrazioni per le procedure anagrafiche e di stato civile (solo più per via telematica); unificazione delle date di scadenza di tutti i documenti di riconoscimento; semplificazione per la partecipazione a concorsi e a prove selettive, attraverso l’eliminazione del cartaceo e l’obbligo di invio telematico di tutte le domande. – Le imprese: attivazione e implementazione delle banche dati consultabili tramite i siti degli sportelli unici comunali, mediante convenzioni fra l’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI), l’Unioncamere, le regioni e il Portale nazionale impresa in un giorno; razionalizzazione del sistema dei controlli sulle imprese, in modo da garantire la semplicità e la proporzionalità di tali controlli. – I lavoratori: le competenze relative alle lavoratrici in gravidanza passeranno dal Ministero del lavoro alla direzione territoriale del lavoro e all’azienda sanitaria locale (ASL); dal 1 maggio 2012 tutti i pagamenti effettuati presso le sedi dell’INPS avverranno tramite strumenti elettronici bancari o postali; per i lavoratori non appartenenti all’Unione europea, l’estensione dell’efficacia della comunicazione obbligatoria di instaurazione del rapporto di lavoro anche ai fini della comunicazione del contratto di soggiorno. Altri settori che verranno semplificati sono gli appalti pubblici, l’Ambiente, la ricerca. È anche prevista la modernizzazione del patrimonio immobiliare scolastico attraverso l’approvazione di un Piano nazionale di edilizia scolastica.

 

Una lettura dei decreti finora pensati dai tecnici del governo e la loro concreta realizzazione dice però che il governo ha ancora le mani legate dai partiti e dalle lobby e il fatto che proprio sulla questione lavoro (art. 18) e tutela dei diritti tramite i contratti si sia decisi ad avanzare “anche senza il sì dei partiti” dice una cosa nuova: i partiti stanno perdendo potere decisionale. Ma anche una vecchia: si avanza sempre sul fronte più debole.

 

 

24/02/2012
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