Tutte in gonna!



A lavoro, a casa, per strada. Ovvero: in tutti i luoghi dove ogni giorno le donne subiscono violenza fisica, sessuale, spirituale. E’ l’iniziativa partita da un appello su facebook in Francia, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Violenza sistematica e sistemica, in alcuni casi: mutilazioni, mancanza di cure mediche, deformazione di alcune parti del corpo per il mero essere nata donna, prospettive di lavoro ed educazione rasoterra. Violenza idiosincratica, altre volte: sfregi, minacce, stupri. Soprattutto in casa. Soprattutto, perpetrata da padri, mariti, madri.


E’ uno dei pochi casi in cui i dati perdono freddezza. In questo momento, vivono in Italia 7 milioni di donne che hanno subito qualche tipo di violenza nell’ultimo anno. Un milione di queste persone è stata stuprata. Molte dal marito o fidanzato. Poche denunciano, spesso per paura di conseguenze sottili e sovente ignorate: vergogna, senso di colpa, paura di perdere una relazione, seppure malata e dolorosa. Il senso di svalutazione fa il resto.


Il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna testimonia l’impegno del nostro Paese contro le mutilazioni genitali femminili, sostenuta dalle parlamentari, Emma Bonino in testa. Impegno necessario, lodevole. Il dettaglio che ne intacca la portata diventa evidente allargando l’inquadratura: un presidente il cui rapporto con il genere femminile è di puro parassitismo sessuale, stipendi sistematicamente più bassi per le donne, corpi sventolati come campioni omaggio per vendere di più. Nessuna meraviglia, se molte di noi non si sentono abbastanza preziose da denunciare chi ne calpesta il valore.

25/11/2010
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