Troppa crescita economica. Il Brasile tira Il freno

di Andrea Torrente


Mentre in Europa e in Italia la ripresa economica arranca e si discute sulla ricetta per far ripartire la crescita, dall’altra parte dell’oceano, il colosso brasiliano, uno dei quattro paesi emergenti del mondo (i cosiddetti BRIC: Brasile, Russia, India e Cina) è costretto a prendere misure economiche in senso contrario: nel 2010 infatti, il Brasile è cresciuto troppo e troppo in fretta. Durante l´anno appena trascorso, il Pil è schizzato a +7,5% grazie soprattutto agli stimoli offerti dal governo in seguito alla crisi iniziata nel 2008. Una crescita eccezionale che, secondo il ministro delle Finanze Guido Mantega, deve essere frenata per non generare squilibri e per non arrivare al punto di strangolamento: “Se continui a crescere esageratamente, avrai mancanza di mano d´opera e di infrastrutture – ha spiegato nei giorni scorsi intervistato dal quotidiano Folha de S. Paulo – Tutto ciò non ce l´abbiamo in Brasile, è bene chiarirlo”. L’obiettivo economico del 2011 sarà dunque quello di riportare la crescita ad un punto di equilibrio, intorno al 5%. Il governo sta pertanto disponendo un piano di tagli da 50 miliardi di reais (circa 25 miliardi di euro) per frenare gli investimenti pubblici, rimettere a posto i conti dello Stato dopo due anni di grandi spese, rallentare l´inflazione che l´anno scorso è aumentata del 5,9% e abbassare gli altissimi tassi di interesse. L’incremento del reddito medio dei lavoratori negli ultimi anni ha infatti portato intere classi sociali a livelli di consumo prima inaccessibili, generando un’alta domanda e causando la spinta inflazionaria. Il Banco centrale e il governo brasiliano hanno dunque raddoppiato l’attenzione e stanno adottando misure di contenimento dell’inflazione. I tagli da 50 miliardi di reais andranno proprio in questa direzione: lasciare all´investimento privato il traino dell’economia e applicare una politica fiscale più rigorosa. L’ascia di Mantega ricadrà, tra l’altro, sugli sprechi e le frodi nei settori della Previdenza e del welfare, la riduzione delle spese militari, del personale del settore pubblico e del Piano casa “Minha Casa, Minha Vida”. Ed è proprio quest´ultimo (è previsto un taglio di 5 miliardi di reais) che sta generando la polemica maggiore con l’opposizione, la quale ha attaccato la presidente Dilma Rousseff di non mantenere le promesse elettorali. Il Piano di finanziamento all’abitazione per le classi più disagiate rientra infatti in un programma più ampio di accelerazione dell’economia lanciato nel 2007 dal precedente governo Lula e che, indubbiamente, ha portato un miglioramento delle condizioni di vita dei brasiliani negli ultimi anni. Non a caso, su questo punto, il Partito dei Lavoratori e la stessa Dilma Rousseff hanno puntato tutto durante la recente campagna elettorale. Adesso però è arrivato il momento di tirare i cordoni della borsa pubblica e il sogno di una casa per migliaia di brasiliani rischia di rimanere soltanto un´illusione.

03/03/2011
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