Tintinnìo di sciabole?


L’espressione coniata negli anni ’60 da Pietro Nenni, per alludere ai tentativi di golpi militari nel nostro Paese potrebbe sembrare fuori luogo. Ma la usiamo con una punta di ironia e di sarcasmo. In questa estate torrida e distratta, mentre il panorama politico perpetuava un balletto pietoso di scandali politici (Verdini, Brancher, la P3, gli strascichi della Cricca di Anemone, Balducci & Soci), qualcosa ha ripreso a scuotere il PDL. Gianfranco Fini, all’ennesima presa di posizione critica, è stato cacciato dal Partito, mentre tre suo fedelissimi (Granata, Bocchino e Briguglio) sono stati deferiti presso i probiviri del partito stesso. Il presidente della Camera ha creato un nuovo gruppo parlamentare, non ha lasciato il Pdl, nè la presidenza di Montecitorio e si è portato via una trentina di parlamentari. Da allora il Centrodestra è spaccato, molti invocano elezioni anticipate, oltre che chiedere la testa di Fini.

Domenica, dopo la conclusione del meeting di Futuro e Libertà a Mirabello, in cui Fini ha rincarato la dose molto critica nei confronti dell’Esecutivo e della gestione privatistica e accentratrice di Berlusconi, si è tornati ad attaccare Fini (che nell’ultimo mese ha subito una campagna mediatica, ad opera del Giornale di Feltri, con cui è stato accusato di azioni immobiliari poco lecite, volte a favorire suo cognato).

Il caos è completo. Il PD non sa bene cosa fare, tanto per cambiare; i centristi sperano di essere sempre di più (o come un tempo) l’ago della bilancia. Si farfuglia di governi tecnici, urne anticipate, nuove geometrie e alleanze… Per ora, solo aria fritta. Il golpe, sventolato dalla Lega con i soliti toni apocalittici, è lontano.

Ieri sera Mentana ha intervistato Fini, al Tg serale di La7. Dateci un’occhiata, ognuno è libero di farsi la sua idea, riponendo speranze o meno nel delfino di Almirante.

Ad ogni modo, lasciamo le sciabole in cantina e prendiamo in mano la cazzuola. Le macerie da ricostruire saranno davvero tante.

08/09/2010
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