The Wolfpack

Documentario anomalo e straniante, da poco nelle sale in versione originale con sottotitoli e che verosimilmente avrà vita breve, ma vale la pena cercare anche dopo l’uscita dai cinema. La regista esordiente Crystal Moselle ha seguito la famiglia Angulo, genitori e 7 figli (sei maschi e una femmina), che vive a Manhattan, nella sua quotidianità. I figli maschi per anni non sono quasi mai usciti di casa, protetti in maniera maniacale dal padre-padrone Oscar (di origine sudamericana): si sono abituati a non avere rapporti col mondo esterno, imparando in casa i rudimenti dell’istruzione, ma soprattutto macinando fin dall’infanzia film su film. Sono talmente immersi nel mondo cinematografico, da amarlo senza riserve, al punto da rimettere in scena in maniera amatoriale alcune scene dei loro titoli preferiti: Le iene, Pulp Fiction, Il cavaliere oscuro. In questa casa-prigione, costretti nelle mura a tratti opprimenti, sono cresciuti senza disobbedire ai dettami famigliari. Finchè uno di loro si avventurerà fuori, rompendo il guscio domestico, alla ricerca della libertà, dell’altro, del mondo; gli altri progressivamente lo seguiranno, nell’esplorazione della vita reale.

Premiato al Sundance Film Festival, nella sezione documentari, “The Wolfpack” colpisce a più livelli: intenerisce, fa sorridere, inquieta, spiazza, lascia quasi sgomenti a tratti. Si può davvero vivere così? Ci sarebbe da chiedersi come hanno fatto a sopravvivere in quel modo per tanti anni, ma qualcosa nell’uomo, evidentemente, è più forte di ogni costrizione, di ogni regola e imperativo. Il padre Oscar, che dopo un’ora di film finalmente compare davanti alla cinepresa parlando, è davvero un uomo crudele o forse addirittura scriteriato? Non lo sapremo mai, ma non si tratta di finzione. Inutile dire che i sei fratelli, seppur così naturali perchè colti di sorpresa dalla telecamera nella loro quotidianità, hanno una luce diversa negli occhi, quando progressivamente si lanciano nel mondo vivo, fatto di sole, aria fresca, persone, spazi aperti, mare, traffico, semafori.

Cinema verità, più reale di qualunque finzione che fa riflettere sull’innato bisogno di libertà e sul confine labile tra ordine e trasgressione, convinzioni e inevitabilità degli avvenimenti. Senza morale, giudizio, commento.

E’ la vita, bellezza!

28/10/2015
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