The Hateful Eight

Ottavo film di Quentin Tarantino, ormai l’unico regista che fa genere a sè, diventato un aggettivo come fu per Fellini. Qui però, nel rispetto delle regole del suo stile, non c’è nulla di onirico. Nelle innevate lande del Wyoming giunge una diligenza con cinque persone a bordo: il bounty killer John Ruth (K. Russel) che sta scortando, ammanettato a lei, una donna da condurre al patibolo (J. J. Leigh), un ex maggiore nero dell’esercito nordista di nome Marquis Warren (S. L. Jackson), un ex sudista divenuto sceriffo di nome Chris Mannix (W. Goggins) e O. B. Jackson (J. Parks), conducente della carrozza. Tappa obbligata, prima della destinazione finale, un emporio dove cercare riparo dalla bufera di neve incombente. Nel locale ci sono altri individui singolari: un vecchio generale dell’esercito sudista (B. Dern), il boia della città vicina (T. Roth), un avventore che vuol passare il Natale con la madre (M. Madsen) e il gestore del locale (D. Bichir). Mentre fuori la tempesta infuria, gli otto uomini e la donna si riparano dal freddo, cercano di scaldarsi e discutono. Ma ci sono troppe pistole e la taglia sulla donna potrebbe essere il motivo di avidità nascoste: ben presto il confronto dei personaggi, chiusi in uno spazio piccolo, diventa un gioco al massacro che si trasformerà in un bagno di sangue.

Western dai risvolti grotteschi, con tutte le regole d’oro care al regista: dialoghi e monologhi surreali, fin macabri, violenza pulp con punte di horror truculento, flashback che ricostruiscono episodi passati. Girato in 70mm, formato che ormai non si utilizza più al cinema, per quasi 3 ore di durata; splendida fotografia del veterano Robert Richardson, partitura musicale di Ennio Morricone (candidato all’Oscar, insieme alla fotografia e all’attrice non protagonista).

Tarantino ormai si prende gioco di sè e dello spettatore, viola tutti i clichè e li rimarca al contempo, mescola atmosfere contrastanti: sembra la versione lunga e western de “Le iene”, con spruzzate di giallo alla Agatha Christie (“Dieci piccoli indiani”), in cui le apparenze ingannano e tutti i personaggi nascondono qualcosa. Il titolo si può tradurre come “gli otto odiosi”, ma anche “pieni d’odio”.

Si può amare o detestare, ma resta inclassificabile e anomalo, film dall’indubbio fascino e la violenza splatter da b-movie.

E’ Tarantino, bellezza!

05/02/2016
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