The Founder

Ray Kroc (M. Keaton) vende frullatori in giro per gli States. Siamo nel 1954 e gli affari non gli vanno bene per nulla. Si imbatte, quasi per caso, nei fratelli McDonald, a San Bernardino, ideatori e gestori di un chiosco che vende hamburger, ma senza camerieri o servizio: tutto insacchettato, con tanto di bibita con bicchiere e cannuccia. Roba avveniristica, per l’epoca, ma i fratelli Mac e Dick ne vanno fieri e l’idea in effetti funziona. Ray, sull’orlo del tracollo della sua attività, capisce subito che l’idea dei McDonald può funzionare su più vasta scala: li convince a iniziare un’attività di affiliazione, per moltiplicare questo modello di ristorazione. Per farlo, non guarderà in faccia nessuno: costringerà, con progressione inarrestabile, i fratelli a compromessi diversi dall’accordo iniziale, ipotecherà la casa, metterà in crisi il matrimonio con sua moglie (L. Dern). Quindici anni dopo, ormai, sarà un uomo miliardario, avendo esportato il marchio, in giro per l’America e non solo.

Storia vera di Ray Kroc, interpretato da un Keaton nuovamente memorabile (dopo la performance di “Birdman”): un uomo che incarna alla perfezione il sogno americano, la quintessenza del self made man: per il suo obiettivo è pronto a tutto, la sua parola d’ordine è perseveranza; non importa se nella sua corsa travolgerà qualcuno (cosa che effettivamente accade), l’obiettivo è più importante. Può essere meschino, vigliacco, cinico, spietato, feroce e disonesto, ma non si può non volergli bene. Merito anche del regista John Lee Hancock, che non fa il santino di Kroc, ma un ritratto a tutto tondo.

Un’altra pagina dell’America profonda, con le sue contraddizioni e il suo vitalistico spirito imprenditivo.

14/01/2017
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