#TFF – La felicità è un sistema complesso

Enrico (Valerio Mastandrea) è un avvocato che fa un lavoro strano: avvicina dirigenti d’azienda sprovveduti (magari eredi di famiglie facoltose), ne diventa amico e li convince a vendere, prima che questi mandino tutto in malora. E’ molto bravo e quotato nel suo mestiere, anche se porta dietro un’ombra che lo tormenta: il fallimento di suo padre, che è fuggito in Canada abbandonando tutti. Un giorno nella sua vita piomba una ragazza israeliana, Achrinoam, fidanzata del fratello minore, che non sa dove sbattere la testa. Il suo arrivo e il nuovo incarico, seguire due fratelli adolescenti, Filippo e Camilla, improvvisamente orfani dei genitori, proprietari di un piccolo impero industriale nel nord est, incrinano le sue convinzioni.

Ritratto anomalo di un uomo generoso e contraddittorio, spinto in un mondo di squali per espiare le colpe del padre fuggito, in una società dove conta il profitto e non i sentimenti, l’economia e non l’etica, l’inganno e non la sincerità. Al suo secondo film, dopo “Non pensarci”, Gianni Zanasi firma una commedia amara, ricca di sfumature e sottigliezze: il talento del regista è fuori discussione e si vede molte scene (il prefinale sugli skate, il dialogo in ospedale, il karaoke) dove si mescolano tenerezza e profondità, malinconia e analisi sociale. Uso delle musiche molto importante, in diversi passaggi; ottimo cast, in cui spicca la prova di Mastandrea, ormai sempre più a suo agio in personaggi sfaccettati, ma è da citare almeno il comprimario Giuseppe Battiston.

Un punto di vista insolito, una bella sceneggiatura per un film italiano che merita un buon successo. Presentato fuori concorso al Torino Film Festival, nelle sale da oggi, segnatevelo!

26/11/2015
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