Te ne vai o no

Siamo ad 80 anni dalla firma dei Patti Lateranensi che fissarono l’11 febbraio 1929 il concetto di “libera Chiesa in libero Stato“, un concetto buffo se pensiamo che ci trovavamo in pieno regime fascista e che quei patti determinarono nei fatti un rapporto privilegiato con la curia romana. Tuttavia i Patti rappresentarono una innovazione nell’indipendenza dell’Italia dalla Santa Sede e furono poi riconosciuti costituzionalmente nell’articolo 7.

Ma siamo pure a 50 anni dall’apertura del Concilio ecumenico Vaticano II. Ultimo dei concilii della Chiesa cattolica, fu indetto da papa Giovanni XXIII il 25 gennaio 1959 e terminò il 7 dicembre 1965. Promulgò quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti: ripensò la struttura gerarchica della Chiesa, aprì un proficuo confronto con la cultura e con il mondo.

A celebrare tutte queste ricorrenze (la seconda in gran sordina a dire la verità) si trova Papa Benedetto XVI, nato Joseph Alois Ratzinger, eletto papa il 19 aprile 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, meno di 4 anni fa. Periodo non brevissimo comunque considerando che la durata media dei pontificati è stata fin qui inferiore ai 7 anni e mezzo; un tempo sufficiente che permette già un primo bilancio della sua reggenza. Un bilancio che è presto fatto: DISASTRO!

Ripercorrendo le gesta del nostro eroe infatti non possiamo scordarci dei suoi attacchi alla modernità e alla scienza.
Del discorso di Ratisbona, che gli valse sommosse in tutto il mondo musulmano con decine di morti negli scontri.
O della commemorazione di quel Pio XII che intrattenne positive relazioni con la Germania Nazista.
Quando poi nel 2006 Ratzinger si reca nella “nostra” Auschwitz tace sulla bencheminima possibilità che possa esistere un legame tra un millennio di ostilità perpetrate dalla Chiesa cattolica nei confronti dell’ebraismo e l’assalto nazista al popolo ebreo; non menziona i massacri delle crociate, i ghetti, le persecuzioni incitate dalla Chiesa, le reazionarie invettive dei Papi che hanno attribuito agli ebrei una modernità atea.
Ma poi non possiamo scordarci il rifiuto alla proposta delle Nazioni Unite per la depenalizzazione dell’omesessualità.
Come non ci hanno lasciati indifferenti gli ultimi fatti che hanno fatto seguire alla liberalizzazione della messa in latino la riammissione tra le braccia della Santa Romana Chiesa del gruppuscolo reazionario dei Lefebvriani, tra cui quel vescovo Williamnson, che in un’intervista alla televisione svedese si è lasciato andare in varie esternazioni antisemite e negazioniste, arrivando ad affermare: “Le camere a gas non sono mai esistite“.

L’espresso scrive che “le gaffe di Benedetto XVI sono passate alla storia come la telenovela di maggior insuccesso in questo piccolo scorcio di nuovo millennio. Il ‘Ratzinger-format’ segue quasi sempre un copione prevedibile: la boutade azzardata del santo padre, le critiche degli esperti, l’indignazione dell’opinione pubblica, lo spiazzamento della grande massa dei cattolici, la marcia indietro vaticana, l’apparente ricerca di un capro espiatorio e, come risultato finale, l’impennata nel disagio e nella disaffezione dei fedeli“.

Assistiamo così a crolli nell’afflusso dei pellegrini in Vaticano, polemiche a non finire con il mondo laico e i credenti delle altre religioni, lacerazioni sempre più vistose nel mondo cattolico.

Sarà la difficoltà a rapportarsi con la società digitale, sarà l’istintiva freddezza, la dottrina rigida, il look desueto, l’afasia sui temi sociali, fatto sta che Benedetto XVI sta conquistando un vero primato nel flop dei consensi: “Avrebbe potuto essere l’Obama della cattolicità, invece si sta dimostrando il suo Bush“, ha sintetizzato ruvidamente la ‘Suddeutsche Zeitung‘. E il quotidiano svizzero ‘Le Temps‘ ha rincarato la dose, definendolo “un papa tagliato fuori dalla realtà“. Per il settimanale cattolico francese ‘La Vie‘ il problema è che il papa non è in grado di governare la Curia. Per Hans Küng, invece, “è tempo che Benedetto XVI si faccia da parte“.

Io che sono ormai laico nel midollo, ma pur sempre un ex seminarista, non vedrei l’ora che la Chiesa e chi la guida continuassero a essere sale del mondo… perché di figure come don Milani e La Pira sentiamo un’enorme mancanza… certamente quella mancanza che non proveremo per Benedetto e la Binetti!

20/02/2009
Articolo di