Aumento tasse UniTo: la protesta degli studenti

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La notizia è di un paio di giorni fa: un tavolo ad hoc costituito per l’Università degli Studi di Torino, sotto la guida del Rettore dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani, più volte recentemente contestato in seguito alla chiusura di Palazzo Nuovo dovuta alla presenza di amianto, ha dichiarato di voler aumentare le tasse universitarie per l’anno accademico 2015/2016.

La reazione è stata immediata: studenti e (alcuni) politici hanno da subito espresso le loro perplessità in merito alla discutibile decisione. I disagi agli studenti sono infatti molti: dalla chiusura della facoltà umanistica ai disagi della sede di informatica, passando per le modifiche sul calcolo dell’ISEE (che prevede, da quest’anno, l’inserimento di borse di studio come reddito e, conseguentemente, taglia fuori una grande fetta di ex-borsisti dalla possibilità di conseguire nuovamente una borsa di studio) i disagi nel 2015 sono stati continui.

 

Marco Grimaldi, Consigliere Regionale di SEL, ha dichiarato su facebook: “Inutile dire che tasse più alte potrebbero aumentare la dispersione già significativa all’Università di Torino, dove il calo degli iscritti mette a forte rischio soprattutto la sopravvivenza dei corsi di laurea più piccoli. Se lo scopo è un buon posizionamento nelle classifiche ministeriali, una diminuzione delle iscrizioni non aiuterebbe.” Aggiunge anche una proposta: “credo che l’Università di Torino dovrebbe preoccuparsi innanzitutto di come assicurare l’accesso e il successo formativo a più ragazzi e ragazze possibile, di come ripristinare pieni servizi e strutture adeguate senza gravare sulle finanze degli studenti. Se l’obiettivo è soprattutto riprendere ad assumere – come ha dichiarato il Rettore Ajani – perché non seguire un’altra strada, anziché chiedere sacrifici sempre agli studenti? Ne dico una: due anni fa, a Reggio Emilia, 85 dipendenti dell’IFOA si sono ridotti lo stipendio per assumere 29 colleghi precari. Un gesto di follia o di solidarietà e giustizia da parte di chi sta pagando meno la crisi? Pensate se fossero gli ordinari dell’Università degli Studi a ridursi del 5% lo stipendio per generare nuovi contratti di solidarietà…”.

 

Anche gli studenti si sono immediatamente espressi sui social in modo contrario alla possibile decisione del rettore. Sebastiano Ferrero, militante degli Studenti Indipendenti, da noi intervistato, commenta così la scelta del rettore: “Gli studenti pensano che sia inaccettabile la proposta dell’università perché con 14.000 studenti senza una sede e con le famiglie che si stanno impoverendo non è tollerabile provare a lucrare su chi vive il disagio più degli altri.”

Una studentessa eletta nel Consiglio di Amministrazione, che preferisce restare anonima, sostiene che la proposta “non ha alcun senso, soprattutto per i disagi che gli studenti vivono ogni giorno, a partire da Palazzo Nuovo fino ad arrivare ad informatica. Alzare le tasse vuol dire impedire a coloro con reddito più basso di continuare a studiare anche in seguito alla riforma dell’ISEE, che fa apparire tutti più ricchi quando in realtà non lo siano. Le mobilitazioni ci saranno, gli studenti saranno pronti a bloccare un regolamento tasse di questo tipo.

La decisione finale è rimandata al 29 giugno, quando si voterà in Senato Accademico. Lo stesso giorno gli studenti hanno convocato una mobilitazione, servendosi dei social network, dal titolo “No all’aumento delle tasse: questa proposta fa acqua da tutte le parti”.

12/06/2015
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