"Svuota carceri", a passo lento

Aveva detto venerdì o al massimo sabato (scorsi), il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri. Faceva riferimento alla discussione del (nuovo) decreto “svuota carceri”. La perentorietà era data probabilmente dalla grave situazione pregressa dei penitenziari italiani; dall’impegno assunto dalla Guardasigilli a fronte delle richieste di Napolitano e di Strasburgo; dall’arrivo del caldo estivo, condizione che rende una cella sovraffollata meno vivibile che in tutto il resto dell’anno.
Tutto bloccato: il decreto prevede infatti la modifica dell’articolo 656 del codice di procedura penale che alza da tre a quattro anni il residuo di pena che i detenuti potrebbero scontare a casa o in luoghi alternativi al carcere. Provvedimento che include anche i ‘recidivi qualificati’ (per esempio gli autori di rapine, lesioni o furti). Proprio questa inclusione ha però fatto storcere il naso ad Angelino Alfano, ministro degli Interni.
Il decreto che avrebbe assicurato la liberazione di circa 4.000 posti in carcere – a fronte di un esubero di 22.000 – rischia ora di saltare. Il motivo è la volontà di “evitare un forte impatto sociale in materia di sicurezza”.
La discussione a Palazzo Chigi del decreto è stata rimandata di una settimana. Il nesso è ridefinire il significato dell’espressione “non socialmente pericoloso”, usata per alcuni crimini (come la tossicodipendenza) che non portano rischi per il resto della comunità. Alfano intende restringere il cerchio che racchiude questi crimini e quindi anche il numero di coloro che beneficerebbero di misure alternative anticipate.
D’altronde, il piano Alfano per le carceri, risalente al 2010 e alla sua conduzione del Ministero della Giustizia prevedeva nuovi penitenziari e più agenti. Logica opposta a quella di depenalizzazione di alcuni crimini (non socialmente pericolosi) e all’uso del carcere come extrema ratio, teorizzato dal decreto Cancellieri ora e da quello Severino prima.
A piccoli passi: dopo circa 200 emendamenti, nella notte di mercoledì 19 luglio, il testo della legge delega che trasforma la detenzione domiciliare in una pena detentiva a tutti gli effetti, comminata in sentenza, è stato approvato dalla Commissione Giustizia. Ora, aspetta il giudizio delle altre commissioni interessate e poi il vaglio della Camera.

Nel frattempo, in carcere si suda parecchio.
E non solo in carcere, se Anna Maria Cancellieri è arrivata a dire, ai microfoni di Radio radicale, che amnistia e indulto “sarebbero l’unica soluzione, la strada maestra per respirare un attimo e poter ripartire bene”.

21/06/2013
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