San Paolo: viaggio attraverso la favela Erundina

 

San Paolo è la megalopoli più vasta dell’America Latina. Cuore economico del Brasile conta 18 milioni di abitanti, gran parte di loro vive nelle favelas.

 

L’autobus di linea parte da piazza da Sé, nel centro storico di San Paolo, la megalopoli sudamericana, cuore economico del Brasile e dell’America Latina. Sono da poco passate le 13 di martedì e la fila di persone che attende di imbarcarsi si snoda come un serpentone sul marciapiede. Nel 2011, il prezzo di una corsa è balzato in un colpo solo da 2,70 a 3 reais, circa 1,30 euro, carissimo per le tasche di un paulistano medio. L’autobus attraversa la città, i grandi viali, i viadotti, gli svincoli multicorsia che fanno di San Paolo una giungla di cemento: anche dall’alto dei grattacieli di 40 piani non si riesce ad intravedere la fine. E´ una delle città più popolose del mondo grazie ai suoi 11 milioni di abitanti che toccano i 18 milioni se si considerano anche gli abitanti delle città satellite. Nonostante il boom economico che sta vivendo il Brasile negli ultimi anni, milioni di paulistanos vivono ancora nelle favelas, le baraccopoli che formano le periferie senza forma delle grandi città brasiliane.

 

 

Dopo circa un’ora di viaggio in mezzo al traffico si arriva alla favela Erundina, 40mila abitanti, all’estrema periferia sud della città. Qui Eleonora Fassina, architetto milanese di 27 anni, collabora con l’associazione culturale Bloco do Beco, un’organizzazione nata otto anni fa con l’obiettivo di recuperare la tradizione del Carnevale di strada che si andava perdendo. Oggi organizza corsi di danza e musica ed aiuta decine di bambini e ragazzi a stare lontani dalla pericolosa vita di strada.

 

 

Fassina, che si è trasferita sei mesi in Brasile per un progetto di ricerca e studio sull’architettura delle favelas, ha disegnato i progetti della nuova sede a tre piani dell’associazione. I lavori sono già a buon punto e nelle prossime settimane entrerà in funzione con una piccola sala computer, una cineteca e un piccolo laboratorio di cucito per aiutare le donne della comunità ad avviare un ciclo di produzione e commercio di abiti. Nel frattempo l’attività dei volontari e degli abitanti della comunità continua in uno stanzino nella “piazza” principale della favela, un grande spiazzo di terra battuta utilizzato dai bambini della comunità come campo di calcio e come ritrovo per far volare i loro aquiloni colorati.

Luiz Claudio de Souza, 38 anni, nato e cresciuto ad Erundina è uno dei responsabili della comunità di abitanti ed è anche uno dei fondatori dell’associazione Bloco do Beco: “Nel 2003 – racconta – insieme ad un gruppo di abitanti della favela abbiamo deciso di mettere in piedi un’associazione culturale per aiutare i bambini e i ragazzi della comunità a stare lontani dalla vita di strada ed aiutarli ad avvicinarsi al mondo della danza, della musica e dell’arte”. Con lui collabora Anderson, un 29enne che ha passato 14 anni della sua vita schiavo del crack, la droga pesante più diffusa in Brasile, una vera e propria piaga che provoca costi sociali altissimi: “Un progetto sociale mi ha salvato – spiega – Ed oggi voglio aiutare i ragazzi della comunità a non ripetere i miei stessi errori”. Da due anni ha messo in piedi il suo personale progetto “Calcio e lettura” che ogni settimana riunisce una quarantina di adolescenti: “Tutti i sabati, ci ritroviamo per leggere un libro e poi tutti insieme giochiamo a pallone. Adesso il nostro obiettivo è mettere in piedi una biblioteca”.

 

La vita nella favela Erundina, il cui primo nucleo risale agli anni 60, è migliorata negli ultimi tempi. I passi avanti più significativi si hanno avuti a partire dagli anni 80: fino ad allora era tutto molto precario, dagli allacciamenti all’elettricità, all’acqua corrente, alle fogne a cielo aperto. Oggi, sebbene la popolazione che ci vive sia ancora molto povera, si respira un’aria di grande dignità tra le persone e di fiducia verso il futuro. In alcune zone, il narcotraffico, un mondo che ha un richiamo molto forte sui ragazzi perché permette soldi facili e una reputazione da gangster, è ancora piuttosto presente. Numerose famiglie inoltre vivono condizioni sociali disastrose: padri e madri alcolizzati che maltrattano o addirittura abbandonano i figli, mentre in altri casi sono bambini ed adolescenti a lasciare le proprie famiglie perché ormai viziati dal crack o dall’oxi, una nuova variante del crack, ancora più potente.

 

Negli ultimi anni però sono cresciute le opportunità di studio e lavoro – sottolinea Luiz – Purtroppo, molte volte, quello che manca a molti ragazzi è l’amore da parte delle famiglie. Noi, con il nostro centro culturale, cerchiamo se possibile di sopperire a questa mancanza”. Da queste parti le istituzioni latitano, i politici si vedono solo durante la campagna elettorale, e gli investimenti del Comune o del governo statale sono minimi. A breve però, all’ingresso della favela, aprirà una nuova scuola elementare e media. In contropartita, tuttavia, dalla parte opposta della comunità entrerà in funzione un carcere minorile in grado di ospitare circa 130 adolescenti che Luiz e gli altri responsabili sperano che non provengano dalla favela Erundina.

14/09/2011
Articolo di