Restare umani. Anche di fronte a Belpietro



Vorrei incontrare Maurizio Belpietro. Ora. Vorrei incontrarlo dopo aver visto, mio malgrado, la prima pagina di Libero di domenica 17 aprile. Vorrei incrociare il suo sguardo per cercare di capire quali meccanismi distorti regolino il suo ragionamento. Probabilmente sarebbe difficile mantenere la calma. Lo dico proprio a seguito di quella infame prima pagina dal titolo “Lasciatelo là”, riferita alla salma di Vittorio Arrigoni.


Maurizio Belpietro, seduto sulla comoda poltrona della redazione del giornale “Libero”, sentenzia, giudica, esprime pareri sulle modalità d’espressione del dolore di una famiglia che ha da poco perso un figlio di 36 anni. Come si spinge persino a giudicare la decisione della madre di Vittorio di non voler far transitare il corpo del proprio figlio per Israele. Ammetto di non essere riuscito a leggere l’intero articolo perché preso dallo sconforto e dalla rabbia. Riporto fedelmente le prime righe, quelle che sono riuscito a leggere prima di spegnere il computer: “Credo che la perdita di un figlio sia un dolore così lancinante da poter giustificare qualsiasi reazione, anche la più assurda. Ciò detto posso affermare che le frasi della madre di Vittorio Arrigoni mi mettono a disagio? Un genitore di fronte alla morte di un figlio può reagire piangendo, strappandosi i capelli, inveendo contro gli assassini, oppure chiudersi in un silenzio totale per isolarsi dal mondo. Ma che c’entra prendersela con chi non ha nulla a che fare con la fine di tuo figlio?Quale senso può avere chiedere che il cadavere non transiti nemmeno per Israele, ma sia riportato in Italia passando dal Cairo”. La mia opinione è frutto di una lettura parziale, visto che non sono riuscito ad arrivare al fondo dell’editoriale (credo che sia una prassi diffusa, considerando i contenuti degli scritti del direttore di Libero). Credo comunque di avere elementi sufficienti per esprimere un giudizio.


Depositario della verità, elenca le reazioni che un genitore dovrebbe avere a seguito della perdita di un figlio, mentre esprime disagio per la scelta della madre di Vittorio che si è battuta affinché Israele non lo vedesse da morto . Sono convinto che Maurizio Belpietro sia libero di esprimere quel che crede. Sono altrettanto convinto di poter “urlare” tutta la mia incredulità per l’affermazione fatta da un giornalista – almeno così si definisce – che arriva a giudicare “assurda” la decisione di una madre, pronta a rispettare le volontà del figlio.


Vittorio si è battuto strenuamente per vedere rispettati i diritti dei palestinesi. Lo ha fatto opponendosi alla politica israeliana. Giornalista sul campo, ha raccontato  l’inferno di una prigione a cielo aperto – Gaza – con post giornalieri sul suo blog e come corrispondente del manifesto. Attivista per i diritti umani, Vittorio ha fatto da scudo con il proprio corpo nei giorni dell’operazione Piombo Fuso per evitare che le ambulanze palestinesi venissero crivellate dai colpi dell’esercito di Israele. Un pacifista che ha tentato più volte di infrangere – riuscendoci – l’embargo israeliano su Gaza, salpando sulle navi del Free Gaza Movement. Convinto dell’assurdità delle restrizioni imposte da Israele al diritto dei civili di Gaza di vivere la quotidianità, Vittorio accompagnava i pescatori palestinesi in mare aperto, nonostante il rischio di essere colpito dal fuoco dell’esercito. Lo stesso faceva con gli agricoltori, bersaglio dei cecchini durante il raccolto dei prodotti nei territori vicini al confine con Israele. Vittorio Arrigoni ha fatto tutto questo con posizioni nette, precise, schierandosi dalla parte dei civili di Gaza, attaccando con forza la politica di Israele. Nonostante le atrocità che i suoi occhi hanno potuto vedere, non ha mai fatto ricorso alla violenza. Era un pacifista, un pacifista vero. Le sue armi erano la sua voce e il suo corpo. Nulla di più. Vittorio Arrigoni è stato capace di essere estremamente rivoluzionario in un contesto di violenza e odio. Ora, considerando tutti questi elementi, come può essere giudicata assurda la posizione della madre di Vittorio? Ma, soprattutto, perché arrogarsi il diritto di ergersi a giudice del dolore altrui? Non sono in grado di dare risposta alla seconda domanda, ma avanzo un’ipotesi: Maurizio Belpietro non conosce limiti e senso del pudore. Le sue opinioni, cariche di veleno, sono solo il modo per vendere qualche copia in più in edicola. Un mezzuccio basso e ignobile al quale, purtroppo, ci ha abituato.


Ho scritto che avrei difficoltà a mantenere la calma se incontrassi Maurizio Belpietro. Poi penso a Vittorio, all’odio che giornalmente ha visto e raccontato, alla sua capacità di restare umano, sempre e comunque.

Proprio per onorare l’insegnamento di Vittorio Arrigoni, sarei capace di “restare umano”. Anche di fronte a Maurizio Belpietro ed alle sue opinioni.

20/04/2011
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