Gaza, Morgantini: “responsabilità della Comunità Internazionale”

 

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Gaza è nuovamente sotto duro attacco da parte di Israele. Hamas continua il lancio di razzi verso le città di Israeliane. Cambia il nome dell’Operazione – quella di questi giorni viene chiamata “Border Protection” – ma non il risultato: sangue, violenza, morti, distruzione. Ci risiamo, insomma. Nulla è cambiato, quella terra non conosce pace e a pagarne le conseguenze è la popolazione civile. Dall’inizio dell’operazione militare, le vittime palestinesi sono più di ottanta, tra le quali un alto numero di donne e bambini. Dall’altra parte è incessante il lancio di missili verso le città israeliane, che per fortuna, non hanno fatto vittime.
Il cessate il fuoco sembra lontanissimo e la situazione potrebbe peggiorare, aumentando ancora il bilancio delle vittime innocenti.

Per cercare di capire cosa sta accadendo a Gaza, quali sono le ragioni che portano ciclicamente allo scontro tra i due popoli, abbiamo intervistato Luisa Morgantini, ex Vicepresidente del Parlamento Europeo, attivista per i diritti umani, conoscitrice della situazione Israelo – Palestinese. Questo è quanto ci ha raccontato.

 

Gaza è nuovamente oggetto di un duro attacco da parte dell’Esercito di Israele, mentre il braccio armato di Hamas continua il lancio di razzi verso le città israeliane. Quali notizie le arrivano dai territori colpiti?

Le notizie che ho è che le persone sono terrorizzate perché questa operazione assomiglia tanto all’operazione Piombo Fuso, quando più di 1400 persone vennero uccise e a gaza vennero distrutte tutte le infrastrutture. Israele afferma che il loro obiettivo è Hamas, in realtà, anche questa notte, sono state colpite le case. I dati parlano di più di 80 persone uccise e 500 feriti. La situazione è allucinate: metà delle vittime sono donne e bambini. Non dobbiamo dimenticare che la popolazione civile è imprigionata. Da Gaza, infatti, a differenza che negli altri luoghi del mondo, non si può uscire: è come se fossero chiusi in gabbia. Israele si difende affermando – con un cinismo allucinate – che avvisa la popolazione 5 minuti prima dell’imminente attacco, invitando loro a lasciare la zona. Come è pensabile che questo possa tutelare la popolazione civile, visto che questa zona è ad altissima densità abitativa?
Certo, bisogna fermare anche i rockets che vengono lanciati verso le popolazioni civili di israle e che per fortuna fino ad ora non hanno causato vittime, ma a Gaza non è così: lì si muore, ed è un dato.

 

Le potrebbero rispondere che Hamas è un’organizzazione terroristica che attacca Israele che, di conseguenza, si difende. Quale ruolo gioca affinché la situazione rimanga immutata?

In realtà Hamas ha accettato nel passato di smettere con il lancio di razzi e, in tutta risposta, Israele ha risposto con assassinii extraterritoriali e non certo con un’apertura. Non ha permesso l’apertura dei valichi garantendo la libertà di movimento dei palestinesi, né la possibilità di pescare liberamente di fronte alle coste di Gaza. Israele continua con la violazione degli accordi. All’uccisione dei tre coloni, lo Stato di Israele ha risposto con una punizione collettiva, non certo mirata all’individuazione dei responsabili di questo crimine. Con questa azione si è voluto colpire l’unità nazionale da poco raggiunta nei territori palestinesi. E, proprio quando Hamas sceglie la strada della democrazia e non azioni militari, arriva l’attacco più duro dell’esercito israeliano. Certo, il lancio di razzi sulle città israeliane è illegittimo  secondo la convenzione di Ginevra  ed è considerato attività terroristica da parte della Comunità Internazionale, ma gli attacchi a tappeto e le rappresaglie israeliane non lo sono?

 

Qual è la soluzione immediata che è necessario raggiungere?

E’ l’immediato cessate il fuoco. E’ impedire un’altra operazione piombo fuso e favorire tra Hamas e Israele una tregua e fare di tutto per garantire ai cittadini di Gaza vivere liberamente

 

Quali sono le responsabilità alla base?

La causa scatenante va ricercata nell’espansione coloniale e nell’occupazione militare perpetrata da Israele. Questa politica va fermata perché sta portando alla distruzione della stessa Israele. Questo ormai è uno stato malato, non può considerarsi sana una nazione che vive sulla continua oppressione di un altro popolo. Autorevoli voci Israeliane indicano nell’occupazione la causa di tutto. Noi dovremmo aiutare queste voci ad emergere, perché Israele deve essere aiutata a salvarsi da se stessa.

 

La Comunità Internazionale non è intervenuta. L’immobilismo rappresenta una presa di posizione oppure non è possibile fare nulla?

Le responsabilità di queste morti – di ciascuna morte, a partire da quella dei 3 ragazzi israeliani rapiti e uccisi, per arrivare alle decine di vittime palestinesi di questi giorni – è della Comunità internazionale.
Nel 1980 l’ Europea ha sostenuto che il legittimo rappresentante dei palestinesi era l’OLP, che aveva diritto ad uno Stato. In realtà da quella data non abbiamo visto crescere lo stato palestinese, ma abbiamo visto l’aumento di colonie, insediamenti. Voglio che sia chiaro: se ancora siamo ad una situazione simile tra Israele e Palestina le responsabilità vanno cercate nella Comunità Europea, Usa,  Stati Arabi, Nazioni Unite. La Comunità internazionale deve dare attuazione alle risoluzioni che rimangono solo sulla carta e prevedere sanzioni verso Israele. Se per la stessa Comunità internazionale le colonie sono da considerarsi illegittime e sono di ostacolo alla pace non si capisce perché non arrivino le sanzioni. Bisognerebbe impedire i commerci con quanti, grazie all’occupazione, lavorano e lucrano nei territori occupati.

10/07/2014
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