Referendum: Tre ragioni per votare NO

Libera Piemonte, Acmos, Terra del Fuoco e Oltre la fortezza, facendo parte del Comitato in difesa della Costituzione, si sono schierati apertamente per il NO al prossimo referendum confermativo, relativo alla riforma della seconda parte della Costituzione.


Abbiamo chiesto a Gianpaolo Zancan, avvocato, di proporci una sua riflessione sui temi oggetto del voto imminente, che di seguito pubblichiamo…


"Le ragioni in forza delle quali, con il prossimo referendum,
dovrà essere cancellata la vergognosa riforma costituzionale voluta dal
Governo Berlusconi, sono più numerose di quanti, per dirla con
Shakespeare, sono gli astri fra il cielo e la terra.
Ne indicherò tre di particolarissima rilevanza:

  1. La materia speciale che cementa una Costituzione è l’adesione a un progetto da costruire insieme.
  2. Il Presidente della Repubblica diventerebbe un cagnolino al guinzaglio del Primo Ministro.
  3. La riforma Berlusconi contribuirebbe in misura massima
    ed esponenziale ad aumentare la conflittualità fra Stato e Enti locali.

Nel dettaglio… 1- La materia speciale che cementa una Costituzione è l’adesione a un progetto da costruire insieme.
Così è stato per la nostra meravigliosa Costituzione nata con l’appoggio di tutte le forze politiche che nella Resistenza cooperarono a sconfiggere la tirannide nazi-fascista.
La riforma Berlusconi è stata al contrario una ricerca consapevole della sconfitta degli avversari politici a forza di colpi di maggioranza ai quali fittiziamente si è attribuita valenza costituzionale.
Si è trattato, dunque, di mera lotta politica ed anche portata avanti con l’inganno: si è sbandierato ai quattro venti, infatti, di volere modificare soltanto la seconda parte della Costituzione – quella relativa alla struttura istituzionale dello Stato – mentre avrebbe dovuto rimanere immutata la prima parte quella relativa ai diritti fondamentali.
Sul punto, in realtà, anche uno studente al primo anno di giurisprudenza, sarebbe in grado di contraddire i “quattro saggi di Lorenzago” – come sono stati chiamati i parlamentari che si riunirono in una baita di detta ridente località per scrivere la bozza della nuova costituzione e rispetto ai quali, per la verità, si può dire soltanto che è certo che erano quattro – e spiegar loro che le due parti della Costituzione sono in strettissimo rapporto di reciproca interdipendenza.
Se, infatti, la libertà personale può essere ristretta soltanto per “atto motivato dall’Autorità Giudiziaria (art. 13 Cost.) è evidente che se i Giudici “non sono più soggetti soltanto alla legge” (Art. 101 Cost.) si incide contestualmente sulla libertà personale di tutti i cittadini.

2- Il Presidente della Repubblica diventerebbe un cagnolino al guinzaglio del Primo Ministro.
L’attribuzione – espressamente voluta nella riforma Costituzionale – al Primo Ministro del diritto di sciogliere a propria discrezionale decisione la camera dei deputati rappresenta la definitiva abdicazione del principio di autonomia ed indipendenza di un Parlamento degno di questo nome e contestualmente colloca il Presidente della Repubblica in una indegna posizione di servilismo.
Ne’ vale a mitigare tanta disonorevole previsione la cosiddetta mozione di fiducia costruttiva che è previsto possa essere presentata dai “deputati appartenenti alla maggioranza espressa dalle elezioni”.
La creazione, per la verità, estemporanea della nuova figura del “deputato di maggioranza” finirà per far perdere ad ogni Parlamentare la ragione vera della sua dignità: la rappresentanza della Nazione “senza vincolo di mandato” come previsto dall’art. 67 della Costituzione vigente.

3- La riforma Berlusconi contribuirebbe in misura massima ed esponenziale ad aumentare la conflittualità fra Stato e Enti locali.
Ad una tale conclusione è agevole pervenire riflettendo sugli effetti devastanti che conseguirebbero al diritto che la riforma assegna agli enti locali, di proporre, in caso di conflitto di attribuzioni con lo Stato, ricorso diretto alla Corte Costituzionale.
I risultati di un tale diritto di ricorso diretto sono facilmente prevedibili: un ingorgo istituzionale permanente presso la Corte Costituzionale con ricaduta catastrofica sulla stessa tenuta dell’unità dello Stato.
Un costituzionalista scandinavo ha scritto che “le riforme costituzionali si fanno da sobri a valere quando si è ebbri”.
A me sembra che la riforma Berlusconi abbia scambiato i tempi."

Giampaolo Zancan

19/06/2006
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