Quel giornalismo che sostituisce il manganello

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C’è chi brandisce la penna come fosse un manganello. Chi usa la stampa per punire i dissidenti che “osano” scrivere o condannare il grande capo.  Ci sono varie modalità, ma l’importante è gettare discredito sulle voci critiche o su chiunque faccia il proprio lavoro senza timore reverenziale alcuno. E’ ormai prassi in Italia accantonare la deontologia professionale per correre al servizio di Re Silvio da Arcore. Il vasto impero a suo servizio, dalle televisioni alla carta stampata, gli permettono, quando la via legislativa non va in porto, di demolire la credibilità degli avversari.

 

Al primo posto, per tatto,  dialettica raffinata e altissimo livello dei contenuti, si posiziona Vittorio Feltri. Alla guida de “Il Giornale”- di famiglia, in poco meno di un mese  è riuscito, piazzando in prima pagina dossier “scottanti”, a far fuori il direttore de L’Avvenire e creare imbarazzo istituzionale con GianFranco Fini. Non pago di questa innata capacità, in settimana ha dato dello spia a Augias. Spia cecoslovacca secondo il direttore. Il giornalista di Repubblica si è naturalmente difeso, sbugiardando la raffinata penna bergamasca.

 

Una cantonata senza precedenti per Vittorio. In fondo lui le spie le conosce bene. Per anni, quando era alla guida di Libero, un giornalista prezzolato dai servizi segreti se l’è tenuto in redazione. Renato Farina, ora senatore Pdl, è stato accusato di aver pubblicato notizie false dietro pagamento del sismi. Sospeso dall’ordine dei Giornalisti, Farina ha trovato comunque spazio tra le colonne di Libero. Feltri, per eludere l’intervento dell’Ordine, ha pubblicato i suoi articoli sottoforma di lettere alla redazione. Indimenticabili, per atrocità dei contenuti, gli articoli scritti dal ciellino-spia in occasione del rapimento di Enzo Baldoni.

 

Altro asso nella manica dell’editore Silvio Berlusconi, sono le sue televisioni. Al giudice Mesiano, “colpevole” di aver condannato la Fininvest per il lodo Mondadori, è stata concessa una naturale pena, direttamente dalla rete ammiraglia del biscione. La scorsa settimana, canale 5  ha mandato in onda un filmato che rimarrà negli annali del giornalismo: un servizio privo di notizia. Mesiamo viene pedinato e tacciato di stravaganza, persino per il colore dei calzini  indossati.

 

Atteggiamenti che si ripercuotono sullo stato di salute della libertà di stampa italiana. Report sans Frontier declassa l’Italia al 49° posto per la libertà di stampa. Il nostro Stato è ritenuto parzialmente libero. Visti gli ultimi avvenimenti, che  si ripetono da 15 anni,  non sarebbe potuta andare altrimenti.

22/10/2009
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