Quasi amici

 

 

di Pieluigi Ubezio

Il merito ed il metodo: sono questi i due criteri da adottare per poter giudicare un film che vuole trattare da commedia un dramma. E’ un rischio che si prendono in pochi, ed in pochissimi ottengono un risultato degno di nota. C’è riuscito Benigni con ‘La vita è bella’, e ci sono riusciti, anche se in misura artisticamente minore, Olivier Nakache e Éric Toledano, i registi di ‘Quasi amici’ (Intouchables).

 

Il merito è la storia di Philippe (interpretato da François Cluzet): un uomo ricchissimo che dopo un incidente diventa tetraplegico: la vicenda nasce dal bisogno di qualcuno che gli faccia da badante personale. Driss, che viene dalle banlieue parigine (interpretato da Omar Sy) è un candidato che non ha alcuna intenzione di farsi assumere, ha solo bisogno che la sua lettera di richiesta di assunzione sia firmata per poter accedere al sussidio di disoccupazione.

Nascerà un’amicizia vera, ricca, improbabile ma autentica.

 

Il metodo è quello che fa del film un’opera di riguardo: un’ottima sceneggiatura fa da cornice a un’eccellente interpretazione sia da parte di Cluzet che da parte di Sy, che a tratti è semplicemente irresistibile nella sua verve comica. Quello che fa di ‘Quasi amici’ un bel film è proprio l’amalgama tra sceneggiatura, recitazione e ritmo, oltre al fatto che il merito ed il metodo sono rispettati e ben trasmessi allo spettatore. In alcuni momenti il film cede al sentimentalismo di maniera, un’affettazione che lo rende artisticamente meno efficace del capolavoro di Benigni sopra citato, ma nel complesso i 112 minuti di durata sono godibilissimi, e meritano i premi conquistati, ovvero i prestigiosi Cesar e Lumiere.

05/04/2012
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