Project Alternative: il carcere non cura le dipendenze

Durato due anni il Progetto Alternative, cofinanziato dalla Commissione europea, relativo allo studio di misure alternative al carcere per i reati collegati alla tossicodipendenza, ha visto impegnate realtà associative italiane – come la Fondazione Maraini e il Gruppo Abele – e internazionali – come Pierre Nicole a Parigi, SANANIM a Praga e la Croce Rossa di Lisbona – giunge al termine e presenta i risultati.
Gli effetti delle misure alternative al carcere sono positivi e provati ormai da anni, tuttavia, diversi sono i nodi critici nell’applicazione. La mancanza di fondi per l’affidamento in prova o presso strutture sanitarie, lo scarso coordinamento tra le associazioni che operano nel settore e la magistratura di sorveglianza che decide il percorso dei detenuti e ancora, il problema della “ricaduta”, da un lato sintomo fisiologico della dipendenza, dall’altro infrazione legale al regime di messa alla prova. Punti da perfezionare affinchè la voce “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”, dell’articolo 27 della Costituzione italiana diventi effettiva.
 
 

 
 
Da www.gruppoabele.org

30/10/2014
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