Pride

Nella prima metà degli anni ’80, il governo inglese della Thatcher vuole chiudere una serie di miniere, soprattutto nel Galles, dove queste sono il fondamento dell’economia e dei piccoli paesi. Gli uomini scioperano per settimane, che diventano mesi, ricevendo attestati di solidarietà e supporti economici: uno di questi arriva da un gruppo londinese un po’ particolare, il LGSM; l’acronimo, tradotto, sta per “gay e lesbiche supportano i minatori”, un piccolo aggregato umano di omosessuali, capeggiati dal carismatico Mark (Ben Schnetzer), poco più che ventenne e dall’irresistibile ascendente sugli altri. Quando i minatori gallesi scoprono la provenienza del denaro che arriva dal gruppo di Londra, cominciano i primi imbarazzi: alcuni sono entusiasti e invitano il LGSM nel paesino sperduto, altri per nulla avvezzi al mondo gay, faticano ad accettare la cosa. L’incontro tra le due comunità, produrrà scintille, per tutti: ritrosia, tolleranza, riscoperta apertura mentale, ma anche paura, diffidenza, palese ostilità.

Film molto british, basato su una poco conosciuta storia vera, che riesce a mescolare l’ironia e la profondità, cambiando registro senza scadere nella lacrima facile o nel cattivo gusto. Si ride sinceramente (le lezioni di ballo ai maschi gallesi poco inclini a stare in pista, tutta una serie di dialoghi corrosivi) e ci si commuove (le donne gallesi che cantano in piedi, nel circolo, per gli uomini presenti). Attori giovani efficaci e poco conosciuti, salvo i veterani Imelda Staunton e Bill Nighy, sceneggiatura intelligente, colonna sonora accattivante.

Sullo sfondo degli anni ’80, le lotte sindacali, lo spettro dell’Aids, il tema dei diritti: lo spaccato di una società, nemmeno troppo lontana dalla nostra, a pensarci oggi!

18/12/2014
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