Premio Scolastico “Fava”: intervista ai vincitori

Sono di Torino e frequentano l’Istituto Plana i vincitori del Premio Giornalistico  Giuseppe Fava, concorso  rivolto alle scuole. Una scuola che conociamo bene, noi di Acmos. Un’Istituto, infatti, che vede la presenza degli animatori del Progetto Scu.Ter. Abbiamo così deciso di raccogliere la loro testimonianza per capire cosa ha spinto i due giovani giornalisti a partecipare al concorso e cosa hanno deciso di raccontare. Alessandro e Gabriele hanno descritto la ‘ndrangheta torinese con un articolo capace di dipingere i legami e gli intrecci che il crimine organizzato ha saputo tessere all’ombra della Mole. Oltre alla premiazione, i due giovani torinesi hanno partecipeto all’inaugurazione dell’anno scolastico, manifestazione che si tiene al Quirinale, presenziata da Giorrgio Napolitano, Presidente della Repubblica.

Di seguito l’articolo scritto da Alessandro e Gabriele

 

  1. UNA FINESTRA SULLA VERITA’

Guarda dalla finestra…e poi scendi in strada.

Aprire una finestra sulla presenza mafiosa a Torino significa guardare innanzitutto all’operazione Minotauro, che con l’arresto di molti fra amministratori locali, imprenditori e prestanome ha aperto gli occhi dei cittadini torinesi sul fenomeno.

Nella recente sentenza del processo Minotauro, si parla diffusamente di Nevio Coral, imprenditore, esponente di molte aziende attive, dall’edilizia ai servizi comunali, sindaco di Leinì per oltre dieci anni, nonché vero e proprio ” biglietto da visita” degli ‘ndranghetisti per l’accesso al sistema politico-economico di Torino e provincia. Coral faceva lavorare nei propri cantieri ditte riconducibili ai clan, pilotava gli appalti pubblici e, secondo gli inquirenti, nel periodo 2009-2011, ha condizionato l’esito delle elezioni comunali di Leinì e Volpiano, delle Regionali con l’apporto dato alla nuora, Caterina Ferrero e delle provinciali di Torino per l’elezione del figlio Ivano. Il tutto sotto la supervisione di Giuseppe Catalano, gestore del Bar-ritrovo della ‘ndrangheta di fronte alla caserma di Polizia di Via Veglia a Torino.

Tutto ciò danneggia sia la collettività, a causa degli appalti con cui si ripuliscono soldi sporchi realizzando lavori scadenti, sia la nostra quotidianità, esponendoci a situazioni di pericolo che ci privano della libertà di vivere serenamente, come ci racconta Ayoub, 18 anni, di Chivasso: Tornando a casa, sentii in lontananza alcune voci alterate. Si trattava di tre uomini fermi davanti l’ingresso di un modesto Hotel. Uno era un uomo anziano e parlava con tono aggressivo:

< Non mi fare incazzare, devi fare quello che ti dico! >

Dato il tono di voce minaccioso e visti gli altri due personaggi tipo bodyguard che sembravano controllare i dintorni, ho cambiato subito direzione. Mi scoccia pensare di non poter girare per la strada tranquillo…questa è casa mia!”

Quando la mafia è libera di operare, la collettività paga, ma quando lo Stato la contrasta e i cittadini onesti hanno la possibilità di impegnarsi, tutti ne traggono vantaggio.

Tutto sta a scegliere da che parte stare.

Il Bar Italia di Catalano oggi è il Bar Italia Libera, gestito dall’associazione di Don Ciotti. E il 21 marzo, dopo aver attraversato le vie del centro scandendo 900 nomi di vittime innocenti di mafia, centinaia di giovani torinesi sono partiti per Latina, per dire che la mafia a casa loro non la vogliono.

Si può fare di più che guardare dalla finestra.

Adriano Caravati e Gabriele Diana

Classe IV B odontotecnici

IPIA G. PLANA – Torino

 

02/10/2014
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