Piano casa: opportunità e pericoli

torino


L’urbanistica muove miliardi. E’ materia per gli addetti ai lavori, spesso incomprensibile al comune cittadino che ne paga, però, le conseguenze finali. Le regole si stabiliscono a Palazzo. Governo, Regione, comune. Un settore amato da chi cerca di arricchirsi in poco tempo  e senza troppa fatica. Memore dei fasti da palazzinaro targato Psi, Silvio Berlusconi non ha  avuto dubbi nel cavalcare la crisi finanziaria al fine di dare slancio al già florido mercato del mattone italiano. Il tentativo, andato brillantemente in porto, prende il nome di ” Piano Casa“. Più che un piano, un’azione volta a sparigliare le carte sul tavolo, cambiando le regole del gioco in corso d’opera. A beneficiarne saranno impresari edili e autori di edifici abusivi. E’ deroga, infatti, la parola d’ordine del quadro normativo licenziato dal Governo. Sarà molto più semplice costruire, ampliare edifici già esistenti, riempire aree verdi di cemento. Il tutto nel nome della ripresa economina e, soprattutto, senza più attendere salvifici condoni edilizi per sanare costruzioni abusive. La legge statale, che stabilisce i limiti massimi per l’aumento di volumetrie e di percentuale di aree edificabili, deve essere recepita dalle Regioni e, di conseguenza, dalle amministrazioni comunali. Così è stato anche per la Regione Piemonte che, pochi mesi fa, ha adeguato la legge urbanistica alle nuove direttive statali. Quello piemontese, a differenza di quello lombardo o friulano, non spianerà la strada al sacco edilizio di palazzinari di lungo corso. Ma di certo dobbiamo mettere in conto uno stravolgimento dell’aspetto delle nostre città. I principali cambiamenti della nuova legge regionale stabiliscono: ampliamento del di case uni e bifamiliari già esistenti a patto che si costruiscano rispettando gli standard energetici, demolizione di un edificio già esistente con un aumento volumetrico del 35%, aumento delle cubature degli edifici non residenziali.
Altro comma della normativa interviene in materia di edilizia pubblica. Un’opportunità, che seguiremo in futuro sulla piattaforma www.dai.acmos.net , per dare risposta all’insaziabile fame di case delle fasce sociali più deboli, messe a dura prova dalla situazione economica e occupazionale disastrosa dell’ultimo anno. I Comuni potranno incrementare il proprio patrimonio edilizio convenzionato del 20%. Una svolta necessaria considerando i dati Atc sul patrimonio di case. Dall’ultimo censimento, datato 2007, la quota di alloggi, distribuiti in 91 comuni, è di poco meno di 32 mila unità, per 2,2 milioni di abitanti. Un settore che necessita quindi una netta impennata. E il piano case potrebbe essere la via da percorrere. Via, comunque,  non priva di ostacoli. Sul settore pubblico incombe sempre la lunga mano della criminalità organizzata. Nonostante l’entrata in vigore del codice dei contratti pubblici, che impone restrizioni all’accesso negli appalti per le ditte, la malavita riesce comunque a entrare nei meccanismi delle gare statali. Prestanome e false forniture di materiale, che mascherano in realtà la realizzazione di interi lotti di lavoro, sono le vie predilette. Bisognerà quindi vigilare, soprattutto in questo catastrofico periodo economico più che mai propizio per la malavita, in grado ora di investire grossi capitali derivanti dalle svariate attività illecite. Una distrazione potrebbe costare molto caro: il sacco edilizio è alle porte.

23/09/2009
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