Philomena

L’ultimo film di S. Frears (“Rischiose abitudini” , “The Queen) è la storia di una vigorosa donna irlandese. Philomena (Judi Dench), quando era poco più che una ragazzina, nell’Irlanda degli anni ’50, fu costretta a separarsi dal figlio di pochi anni: ripudiata dalla famiglia per la gravidanza, chiusa in convento e costretta a lavorare, umiliata e vessata da suore senza scrupoli, che vendettero il figlio a una coppia di facoltosi americani, in cerca di bambini da adottare. Quella era una prassi ormai abituale, nell’Irlanda di quegli anni. Mezzo secolo dopo, Philomena è una donna anziana e con una famiglia, ma il rovello di quel figlio perduto la porterà a volerlo cercare, a tutti i costi. In questa faticosa e difficile ricerca, si fa aiutare da Martin (Steve Coogan), giornalista politico da poco clamorosamente silurato dal governo Blair. Il viaggio a ritroso, nella memoria della donna e alla ricerca di quel bambino, li porterà fino negli Stati Uniti, dove le difficoltà saranno molte fino alla triste verità: il figlio è morto da un decennio. Philomena, combattiva e tenace, non si arrende: vuole almeno conoscere qualcuno degli amici del figlio, avvocato prestato alla politica, nel partito repubblicano. Il viaggio si chiuderà nuovamente in Irlanda, nel convento delle suore da cui tutto cominciò, nell’amaro e catartico confronto finale.

Pellicola molto british, come Frears ci ha abituato, senza smagliature, nè commozioni facili, “Philomena” (sceneggiatura firmata dal protagonista Coogan) si avvale di due ottimi interpreti: magistrale, soprattutto, la prova di Judi Dench; il ritratto di questa donna, che non ha mai perso la fede in Dio ed è priva di rancore o risentimento, la sua semplicità e gentilezza, che la rendono ingenua e determinata al tempo stesso, non si può dimenticare. Nemmeno Martin, scettico e ateo, sfiduciato dagli esseri umani sul filo del cinismo, riesce a farle cambiare idea. Eppure, troveranno il modo di capirsi e di volersi bene, anche se portatori di visioni del mondo così distanti.

Ci fa riflettere, commuovere, sorridere e sperare.

Buon anno!

01/01/2014
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