PDL alla resa dei conti?

berlusconi-bossi-fini


“La favola della Cdl è finita. Berlusconi con me ha chiuso, non pensi di recuperarmi, io non cambio idea e posizione. E si ricordi che non è eterno..”.

“Non se ne parla proprio, An non si scioglierà per entrare nel nuovo partito di Berlusconi. Quella è un’iniziativa plebiscitaria e confusa”.

“Berlusconi sbaglia e lo sa benissimo. Un vero leader dovrebbe lavorare per unire, non per alimentare i frazionismi”


Parole di Gianfranco Fini del novembre 2007 nel commentare una crisi tra il partito di cui era segretario (AN) e Forza Italia ed il suo leader.

Pochi mesi dopo, si presentarono a braccetto alle elezioni ed AN si sciolse nel PDL.

Ebbene sì, Alleanza Nazionale partecipò all’iniziativa “plebiscitaria e confusa”.

Fini scomparve dalla campagna elettorale e riapparve, come nemmeno David Copperfield, alla Presidenza della Camera.

Con buona pace dell’amico Casini, che lo aspettava al centro.


Sembrano passati decenni, ma la politica ci ha abituato a certi voltafaccia, alle dichiarazioni di circostanza. Il motto sembra essere: l’importante è governare, non importa come e con chi.

Ma negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un continuo dialogo a distanza tra chi vuole ridimensionare il ruolo del parlamento e chi da tempo pare aver messo nel mirino il dopo Berlusconi.

Tanto che si ritorna a parlare del grande centro e delle manovre per realizzarlo, scomodando Luca Cordero di Montezemolo che per Cicchitto sarebbe il vero deus ex machina della campagna mediatica de L’Espresso insieme a De Benedetti.

Qualche indizio: il recente congresso dell’UDC con baci e abbracci tra Casini, Fini e un altro fantasma degli ultimi mesi, Francesco Rutelli.


Sullo sfondo, ma nemmeno troppo, restano gli attacchi del Giornale: prima al direttore dell’Avvenire, Boffo, costretto a dimettersi sotto le bordate del neo direttore Feltri; poi gli scandali che coinvolgerebbero lo stesso Gianfranco Fini.

Qualche giorno fa il confronto tra i due fondatori del PDL: il vero problema sollevato dall’ex di AN è che l’azione di governo è troppo schiacciata su posizioni leghiste ed ora che si avvicinano le decisioni per le candidature regionali si rischia di fare scelte che premino oltre misura il Carroccio, sempre più fedele alleato del Premier.

Talmente fedele che  l’avvocato di Berlusconi, il parlamentare Ghedini ha commentato diplomaticamente:

“La Lega aspira a un mondo frammentato, quasi feudale e di città-stato, e va­gheggia una sorta di autarchia: con il sì alla polenta e il no al­l’ananas, come se questo fosse un problema del futuro…”


Fateci  rispolverare, non tanto le parole di replica di Calderoli, quanto le dichiarazioni di un Bossi d’annata:

“Berlusconi è l’uomo della mafia, un palermitano che parla meneghino, nato nella terra sbagliata e mandato su a posta per fregare il nord. La Fininvest è nata da Cosa Nostra. Ci risponda, Berlusconi: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del nord che sono morti di droga e ora gridano da sottoterra. Se vuole sapere la storia dela caduta dal suo primo governo venga da me che gliela spiego io: sono stato io a mettere giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri deputati, e io l’ho abbattuto. Quel brutto mafioso di Arcore guadagna soldi con l’eroina e la cocaina. Altro che par condicio. Ci vuole una bella commissione d’inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi”.


Pare che questi figuri non governino assieme il paese. O meglio, pare spiegarsi la schizofrenia dei provvedimenti governativi, figlia di visioni ed interessi tutt’altro che comuni.

C’era una volta il centro-destra unito, ora ci saranno una destra ed un centro?










24/09/2009
Articolo di