Pace per il Messico, Mexico por la paz

di Simone Bauducco

È stata a Roma la campagna di Libera “Pace per il Messico, Mexico por la paz” che proverà ad accendere i riflettori sulla situazione di guerra invisibile che sta vivendo il paese messicano. La richiesta di Libera insieme a tante altre associazioni messicane rappresentate da Carlos Cruz, fondatore di Cauce Ciudadanos, è che che le istituzioni italiane ed europee attivino tutti gli strumenti a loro disposizione nei confronti del nuovo governo messicano appena insediatosi affinché si ponga fine alla spirale di morte e alla corruzione dilagante, tuteli i diritti umani, protegga le fasce più esposte alla violenza dei narcotrafficanti e applichi con efficacia tutte le convenzioni internazionali ratificate.

La situazione descritta nel dossier presentato da Libera è agghiacciante: dal 2006 in Messico si viaggia alla media di 53 morti al giorno, 1620 al mese, 19.442 all’anno per un totale di 136.100 persone uccise di cui 116mila collegati alla guerra con la criminalità organizzata, 20 mila per delinquenza comune; circa l’80% dei comuni del Messico sono sotto scacco della criminalità organizzata. Una situazione che l’esperto Onu Edgardo Buscaglia ha descritto come un’afganizzazione.

Il dossier, scaricabile al link http://www.messicoxpace.it/, presenta numerosi approfondimenti sui diversi aspetti della criminalità organizzata messicana e sui tentativi di risposta della società civile organizzata. Non mancano inoltre i riferimenti ai legami tra il nostro paese e i cartelli della droga messicana che vengono descritti nell’articolo della giornalista Cynthia Rodriguez.

 

QUANDO I MESSICANI SBARCANO IN ITALIA di Cynthia Rodriguez

Più di un secolo fa la mafia italiana scopri l’America. Molte cose sono accadute da allora. Come tutto, anche le organizzazioni mafiose si sono trasformate, si sono sviluppate e si sono globalizzate. Oggi, a più di cent’anni dallo sbarco dei siciliani a New York, quando hanno creato la Cosa Nostra americana, le alleanze hanno cominciato a crescere e le reti non si sono mai più fermate. Grazie a diverse indagini, che non riguardano solo la mafia ma anche questioni di tipo migratorio, oggi sappiamo che i più importanti spostamenti internazionali di persone sono cominciati nei primi anni del secolo scorso, e con loro, si è intensificato ugualmente il trasporto di prodotti, legali e illegali, e di conseguenza, di gruppi e di modelli criminali che si sono stabiliti e sviluppati nei paesi di arrivo. Esistono rapporti ufficiali che ci dicono che negli anni ‘20 i siciliani già trafficavano la morfina nascondendola nelle cassette di arance e limoni. Con il passar degli anni, hanno cominciato a trafficare con altre droghe e presto sono diventati sovrani nel traffico di eroina. Poi, è arrivata la cocaina ed è stato allora che i cartelli sudamericani hanno scoperto l’Europa, quasi un secolo dopo la scoperta dell’America da parte degli italiani. Fra il 1989 e il 1990 è stata presentata l’indagine condotta dalla Polizia di Stato italiana, la DEA e FBI che mostrava come, da Aruba, le famiglie mafiose di Palermo avevano stretto accordi tempo prima con membri del Cartello di Medellin per ottenere il controllo dell’importazione di cocaina colombiana per portarla prima in Italia e poi in tutta Europa. Con l’Operazione Big John, nome di questa indagine, che aveva accertato i contatti fra alcuni rappresentati di famiglie mafiose palermitane che avevano deciso di barattare l’eroina ‘europea’ con la cocaina prodotta in Colombia. Così si dava la possibilità al Cartello di Medellin di entrare nel lucroso mercato americano dell’eroina e in cambio Cosa Nostra avrebbe ottenuto l’esclusiva per il mercato all’ingrosso della cocaina in Europa. Cinque anni dopo, questo è esattamente quello che è successo. Lo stesso anno della riunione ad Aruba, è arrivato un carico di 40 tonnellate di cocaina in Italia, nel 1992 questa cifra si era quintuplicata. Indagini più recenti dicono che il Cartello di Medellin non solo è stato l’unico cartello colombiano a partecipare alle spedizioni, e che pure Cosa Nostra è stata l’unica organizzazione criminale italiana ed europea a richiederne il prodotto, perché da una parte ogni organizzazione criminale ha avuto i suoi processi e le proprie crisi; dall’altra, come già si è detto, tali organizzazioni si sono globalizzate. È precisamente in questo scenario che i cartelli messicani fanno la loro comparsa, divenendo negli ultimi anni i protagonisti più rilevanti dello scenario mondiale. In questo momento, le autorità europee sanno che la cocaina ha nel Vecchio Continente un alleato, non solo perché il mercato statunitense (ancora oggi il maggior consumatore di droghe al mondo) è prossimo alla saturazione, ma anche perché le tendenze nel consumo stanno cambiando. Negli ultimi anni il Messico è dilaniato da una violenza senza precedenti. Da più di quattro anni gli equilibri si sono rotti e i giorni passano superando in crudeltà le giornate precedenti. E in quest’ambito, nel 2008 si è scoperto che i narcotrafficanti messicani avevano allungato i propri tentacoli fino all’Europa, specificamente fino all’Italia. Grazie ai legami con alcuni narcotrafficanti italiani, membri dei Los Zetas, (tuttora il braccio armato del Cartello del Golfo) hanno cominciato a spedire cocaina dagli Stati Uniti in piccole quantità fino a questo Paese, perpetuando così il loro traffico. Le ricerche condotte dalle autorità italiane e statunitensi in questo caso sono riuscite ad identificare le persone coinvolte nel traffico di cocaina verso l’Italia, nonché a sapere quali persone erano coinvolte e con quali altri gruppi criminali. L’Operazione Solare, conclusa il 17 settembre 2008 con l’arresto di circa duecento persone appartenenti a un’organizzazione transnazionale dedita al traffico di tonnellate di cocaina fra il Sud America, il Nord America e l’Europa, fu soltanto un piccolo esempio dei risultati che il giro d’affari della droga produce, di quello che significa, di quello che distrugge. Con questa Operazione, l’Italia ha capito il nuovo ruolo preponderante che ha il Messico dove i cartelli messicani sono riusciti ad assicurare l’indispensabile controllo del territorio, anche attraverso di sanguinari gruppi mercenari come Los Zetas. Con l’Operazione Solare, per la prima volta l’autorità italiana, così come quella degli Stati Uniti, è riuscita a documentare questo ruolo che fino a alcuni anni fa aveva la Colombia. Di ciò si è venuti a conoscenza in quanto ci sono stati un lavoro d’intelligence specifico durato molti mesi, una collaborazione seria fra i paesi, e si è trovato il modo per avviare e far funzionare un sistema. Grazie a tutto questo sono riusciti a fermare, almeno in quest’occasione, il traffico in Europa degli italiani con l’aiuto dei messicani. Nonostante nessuno, da questa parte dell’Atlantico, ha cantato vittoria. Da alcuni anni a questa parte l’Europa continua ad essere invasa dalla cocaina e le previsioni non sono molto incoraggianti: fra cinque anni essa sarà molto più accessibile a tutti, cioè ci saranno più tossicodipendenti e più persone che amministreranno questi affari. Tutte le volte che apprendiamo che una persona è stata fermata perché trasportava droga, non importa se erano tre, cinque, dieci chili, magari tonnellate, dietro ci sono delle storie di complicità, di ricatto, di corruzione. Per far arrivare un carico di droga in Europa, bisogna intraprendere un viaggio molto lungo, al quale partecipano centinaia di persone, ciascuna con un ruolo specifico: chi si occupa della coltivazione, chi la lavora, chi poi ‘trova’ la merce, chi la trasporta, chi la compra, chi è corrotto e chi deve corrompere a sua volta un altro durante il viaggio, chi la riceve, chi la distribuisce nuovamente, chi viaggia di ritorno, chi corrompe di nuovo, chi ritorna a trasportare, ecc., ecc. Un’organizzazione completa addetta a tale scopo che non si riposa mai. Già nel 2009, la Dea ha calcolato che le organizzazioni del narcotraffico, solo in Messico, hanno utilizzato 450 mila persone nella coltivazione, lavorazione e vendita di diverse droghe illegali. Ma questo purtroppo è solo una parte della storia dal momento che ci sono altrettanti affari illegali a cui partecipano ancora più persone. Immaginiamo quante persone al mondo sono coinvolte, e che in più esiste la minaccia che questa cifra possa crescere considerando l’attuale crisi economica. Gli ultimi dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine (UNODC) confermano che l’attività del narcotraffico è la più redditizia al mondo. Nessuna, né il petrolio, né le armi, la prostituzione, pedofilia, traffico di esseri umani o industria del sesso è paragonabile in termini di ritorno economico. Le cifre dell’UNODC (2008) evidenziano che la droga ha dei margini di guadagno di 321miliardi di dollari, che se potessero essere considerati come un Prodotto Interno Lordo, il grande business della droga sarebbe al quattordicesimo posto nella lista mondiale dei paesi più ricchi, subito dopo la Svizzera. Come segnalano diversi esperti del fenomeno criminale, la singolarità delle mafie è che hanno sempre un’enorme capacità di adattamento nei confronti di nuove situazioni e si vedono beneficiate ogniqualvolta esiste incertezza politica e istituzionale nei paesi. La stessa Organizzazione delle Nazioni Unite riconosce che debellare il narcotraffico è impossibile, anche se è possibile ridurlo, sempre che esista un lavoro congiunto, una strategia pubblica, come la stessa Organizzazione menziona, un coordinamento internazionale di polizie sempre maggiore, ma anche l’impegno della società civile, che deve avere l’esatta percezione della pericolosità che rappresent
ano le mafie. Il resoconto dell’Operazione Solare è soltanto un esempio di quello che succede o di quello che potrebbe accadere quando due organizzazioni di narcotrafficanti, apparentemente diverse, si uniscono per realizzare affari e per continuare a espandersi da una all’altra sponda dell’Atlantico .In Messico si continua a sperare che si approvino importanti iniziative di legge che potrebbero servire a combattere la delinquenza organizzata. Nel frattempo, il numero di tossicodipendenti, di morti e di persone sequestrate continua a crescere.

30/11/2012
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