Orecchie

Una mattina un uomo (D. Parisi), supplente precario di filosofia, si sveglia con la sensazione di un fastidioso fischio all’orecchio. Da quel momento in poi, per tutta la giornata, cercherà di capirne la causa, mentre avvengono incontri, più o meno casuali, con persone della sua vita e perfetti sconosciuti. Finirà in ospedale, senza caverne molto, incontrerà la madre in compagnia del giovane compagno, cercherà la fidanzata presentandosi nel suo studio, si presenterà a un colloquio in una redazione di un giornale, andrà a casa di un suo vecchio professore e concluderà la giornata in una chiesa infestata dagli scarafaggi.

Alessandro Aronadio scrive e dirige una piccola perla di commedia, ambientata a Roma e girata in bianco e nero. Grazie al suo stralunato e remissivo protagonista, disegna con leggerezza una metafora molto attuale: l’incapacità di stare nel mondo odierno. Con situazioni nonsense, personaggi grotteschi (i due medici), ma anche sottile ironia e feroce sarcasmo, ci conduce in punta di piedi e con un po’ di follia, nella nostra vita quotidiana, a volte assurda, certo spesso deformata dalle lenti con cui la guardiamo. Plauso a Daniele Parisi per la sua interpretazione, in mezzo a una galleria di vecchie conoscenze del cinema italiano: da citare almeno una deliziosa Milena Vukotic e un sempre irresistibile Rocco Papaleo. Inevitabile pensare a Dino Buzzati e al film che ne trasse Ugo Tognazzi? Può darsi, ma c’è di più: mescolare Albert Camus e il rap, tanto per dirne una, è già di per sè una scommessa.

Fuori dagli schemi, di certo originale. Il coraggio va premiato!

18/05/2017
Articolo di