Occidente estremo: Rampini al Salone del libro

 

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Doppio incontro con Federico Rampini, che lo ha visto protagonista nella serata di venerdì e nella mattinata di sabato al Salone del libro di Torino. Uno spettacolo unico e personale quello di ieri, ed un incontro sulla Malafinanza con Luca Ciarrocca, Camillo Venesio e Francesco Manacorda per aprire questa mattinata.

 

 

Quasi due ore al cardiopalma quelle dello spettacolo di ieri, “Occidente estremo. Vi racconto il nostro futuro”, durante le quali Rampini sviscera fatti della sua vita personale tra San Francisco, Pechino e New York, rendendo un racconto della crisi unico e speciale. E un accompagnamento musicale da brivido, con due musicisti e una cantante live sul palco. “La crisi è finita. Voi non lo sapete, ma gli USA celebreranno il prossimo mese sessanta mesi consecutivi di crescita, cinque anni senza recessi e con una produzione di posti di lavoro al ritmo di circa 200.000 al mese” dice Rampini durante lo spettacolo. Il modello a cui guardare non è, secondo lui, quello dell’austerity all’europea, dunque: la banche americane hanno compiuto un’operazione di trasparenza di bilancio, aprendosi a investimenti esterni nel mercato. L’Europa ha fatto l’opposto.

 

Nell’incontro di oggi Rampini ha parlato del suo nuovo testi “Banchieri” edito da Mondadori, supportato in una visione molto simile da Ciarrocca, con il suo testo “I padroni del mondo”, che fa riferimento alle elites finanziarie internazionali. Ma i due hanno avuto anche un contraltare: Venesio è infatti vicepresidente dell’ABI (Associazione Banche Italiane). Nonostante si sia dichiarato d’accordo con molte delle considerazioni fatte dai due autori, Venesio ha sottolineato la differenza tra le grandi banche americane che hanno causato la crisi (JP Morgan, Goldman Sachs ecc.) e le banche italiane: mentre le prime hanno speculato sui capitali finanziari portando alla bolla e alla successiva crisi esplosa dopo il fallimenti di Lehman Brother’s, le banche italiane finanziano solo economia reale. “Le banche italiane, pertanto, sono vittime di questa crisi come tutti i cittadini”, dice.

 

Naturalmente, Rampini concorda. Ma si domanda come mai ci sia stato un malfunzionamento tale da non aver mandato in prigione nessuno dei responsabili della crisi. Ciarrocca offre una buona risposta: queste banche sono passate dal too big to fail al too big to jail. Semplicemente, non possono fallire.

Nello spettacolo Rampini evidenzia anche alcune distorsioni nella percezione della crisi a livello internazionale, concentrandosi in particolare sulla Silicon Valley americana e sul modello cinese. Nella Silicon Valley Google ha deciso che il 20% del tempo dei suoi dipendenti debba essere dedicato allo svago: per questo si vedono giovani giocare  a beach volley a tutte le ore in mezzo agli hub produttivi. Ma certo, queste persone sono le stesse che studiano come invadere quotidianamente la nostra privacy, aggiunge. Il modello cinese, poi, oggi simbolo di sviluppo con un PIL in rapida crescita, presenta casi di disuguaglianza e ingiustizia crescenti: un esempio su tutti è il Nobel per la Pace Liu Xiaobo che nel 2010 vinse il premio ma non poté andare a ritirarlo perché si trovava in prigione, e non fu permesso a nessun famigliare o amico di uscire dal Paese per fare le sue veci. “Il 10 dicembre 2010 resterà come una data simbolo dell’arroganza cinese, quando la sedia del Premio Nobel per la pace rimase tristemente vuota”.

10/05/2014
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