Obama in Brasile tra speranze e delusioni


Lo scorso fine settimana, il presidente americano Barack Obama si è recato il Brasile in visita ufficiale. Sono stati due giorni intensi, tra Brasilia e Rio de Janeiro, fatti di colloqui con la presidente brasiliana Dilma Rousseff, incontri con gli imprenditori brasiliani e visite turistiche con la famiglia. E anche due palleggi con dei ragazzini della favela Città di Dio, una delle più famigerate di Rio de Janeiro. Accolto tra mille aspettative e speranze, la visita del primo presidente afro americano in uno Stato di grandissima integrazione razziale, ha ribadito i buoni rapporti tra i due Paesi, ma non si può dire sia stata un grande successo. Certo, il fatto che per la prima volta nella storia, sia stato un presidente americano a visitare per primo un presidente brasiliano dopo la sua elezione, è stato un segnale importante per dare un riconoscimento al tanto ambito status di attore globale a cui il Brasile mira. Di sicuro, peró i brasiliani si aspettavano un passo in più da parte della diplomazia americana. Avrebbero voluto che Obama appoggiasse apertamente la richiesta del Brasile di entrare a far parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E invece hanno dovuto accontentarsi appena di un “apprezzamento” per l’intenzione. Un gesto di apertura, considerato il minimo sindacale da Brasilia, con cui però gli Usa sperano di avvicinare il Brasile al fine di contrastare il duo Russia-Cina sulla scena internazionale, che anche sulla guerra in Libia non si è espresso favorevolmente. Un intervento militare che del resto ha lasciato anche il ministero degli Esteri brasiliano in un atteggiamento di cautela. Tra l’altro, alla diplomaziona brasiliana non è piaciuta la dichiarazione di Obama, che ha dato il via all’intervento contro la Libia, pronunciata direttamente dal suolo brasiliano, proprio mentre ribadiva i sentimenti di amicia e pace con il Paese ospitante. Sull’economia, nei discorsi dei presidenti ha prevalso più che altro la retorica. Obama ha riconosciuto a parole, il raggiungimento dello status di attore di rilievo internazionale da parte del Brasile, ma poi sono mancate le azioni concrete. L’intenzione degli Usa era quella di riequilibrare i rapporti con il gigante sudamericano visto che i rapporti comerciali di Brasilia, negli ultimi anni, si sono intensificati, e di molto, soprattuto con la Cina. Basti pensare che il Brasile realizza il proprio maggior surplus grazie alle esportazioni verso il Paese asiatico, mentre ogni anno importa dagli Usa circa 8 miliardi di dollari di prodotti. Tutto è rimasto sulla carta, nonostante una decina di documenti e trattati firmati dai due presidenti. Il Brasile ad esempio avrebbe voluto una maggior apertura del mercato americano per incrementare l´esportazione di cotone, succo d’arancia, ma soprattuto di etanolo. Dilma ci ha tenuto a sottolinearlo. Gli Stati Uniti dal canto loro hanno offerto un miliardo di dollari da investire nello sfruttamento del pré-sal, un enorme giacimento di petrolio sottomarino che si snoda lungo gran parte della costa brasiliana. Noccioline in confronto ai 10 miliardi offerti dalla Cina. L´incontro tra Dilma e Obama ha comunque resi più saldi i già buoni rapporti tra i deu Paesi. E ci ha comunque risparmiato le possibili gaffe dei presidenti: come quella storica di Ronald Reagan che, nel 1982 durante un banchetto a Brasilia, si alzò in piedi e propose un brindisi al popolo della Bolivia.


26/03/2011
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