Non vedo l'ora di tornare bambino

Chi non ha mai pensato una volta nella vita di voler tornare bambino?

Lo spettacolo su Gigi Meroni andato in scena mercoledì 9 novembre, alla Cavallerizza, per il filone “Fare gli italiani – Teatro”, si riassume proprio così e ti lascia una gran voglia di essere spensierati, liberi, ma non per questo velleitari.

Le voci del tempo (Marco Peroni, Mario Congiu e Mao) accompagnate da uno straordinario terzetto d’archi (i violini di Nadia Bertuglia e Giulia Finco, il violoncello di Cecilia Salmè) e dall’arte pittorica di Riccardo Cecchetti, hanno messo in scena il loro spettacolo So Much Younger Than Today che è diventato anche un fumetto edito da BeccoGiallo.

La storia del calciatore-artista è ovviamente solo il pretesto per raccontarci di una generazione e di un tempo che non ci sono più, dove la fantasia e la voglia di cambiare si scontrarono con i vecchi valori conservatori.

Così la barba e i capelli lunghi valgono, a Meroni, l’ostracismo in nazionale per il rifiuto di tagliarli, mentre la rivista “La Zanzara” del liceo Parini di Milano viene processata insieme al preside dell’istituto per via di un’inchiesta sulle ragazze che fa emergere la loro legittima voglia di emancipazione.

Sono gli anni sessanta. Raccontati attraverso le migliori canzoni dei Beatles, riarrangiate per far venire i brividi a chi se le ricorda per averle vissute e anche a chi le sente per la prima volta.

Raccontati attraverso la performance artistica di Riccardo Cecchetti (il disegnatore del fumetto su Meroni) che per tutta la durata dello spettacolo dipinge un telo bianco con una rosa e con la scritta “non vedo l’ora di tornare bambino”.

Già, perchè la storia di Gigi Meroni, nato a Como il 24 febbraio 1943 e morto a Torino il 15 ottobre 1967, è raccontata al contrario proprio per mettere in secondo piano la tragica scomparsa del campione granata, investito in corso Re Umberto 46.

Perchè Meroni in 24 anni ha sempre vissuto con la fantasia tipica dei bambini: alla ricerca di spazio e libertà in campo e fuori.

La ricetta è semplice: cercare la bellezza più dell’utile.

Ed il motivo è altrettanto semplice: la bellezza è utile.

E lo spettacolo de “Le voci del tempo” ha reso omaggio a questa filosofia mettendola in pratica.

Belli e bravi, tanto che ieri sera il pubblico, caloroso, non smetteva più di applaudire. Come quando la farfalla granata si accendeva tra i fili verdi del prato di gioco e colorava l’entusiasmo dei tifosi.

Chapeau.

11/11/2011
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