Non c'è più tempo: in piazza per il diritto allo studio

 

“Studiamo davanti a chi non vorrebbe permettercelo”: questo lo slogan principale della mobilitazione di ieri per il diritto allo studio in Piemonte di fronte alla Regione Piemonte organizzato dagli Studenti Indipendenti di Torino. In piazza Castello, dalle dieci del mattino a notte inoltrata, molti studenti universitari si sono riuniti su tavoli e sedie recuperati e posizionati di fronte al Palazzo della Regione, allestendo un’aula studio all’aperto. Nel comunicato dell’evento, organizzato dagli Studenti Indipendenti di Torino, si legge: “fino al 2010 la regione Piemonte brillava per la sua esemplare gestione del diritto allo studio garantendo, come da Costituzione, l’accesso al sapere a chi non fosse nelle condizioni economiche di farlo: servizi agli studenti, mense accessibili, copertura totale delle borse di studio, residenze efficienti. Con l’elezione dell’attuale governatore Cota, quasi 10.000 studenti e studentesse sono risultati idonei non beneficiari, abbandonati a se stessi, senza borsa e senza tetto”. La borsa cui fanno riferimento è quella borsa di studio in passato fornita dall’Edisu piemontese con grande successo ed esemplarità rispetto alle altre regioni italiane, che permetteva a moltissimi studenti impossibilitati a sostenere economicamente un percorso di studi, di avere riduzioni parziali o totali sulle tasse universitarie, sulle mense, sugli alloggi, ma che dallo scorso anno ormai pare un miraggio.

 

Ci eravamo già occupati del tema, sottolineando l’urgenza di trovare dei fondi per il diritto allo studio piemontese che rischiava di essere affossato: lo scorso anno, infatti soltanto il 9% degli aventi diritto (ovvero di coloro risultati idonei alla borsa di studio e che avrebbero ipoteticamente dovuto usufruire della borsa di studio) ha ricevuto la copertura finanziaria completa. Molti hanno ricevuto solo una parte della borsa, ma tanti altri sono rimasti totalmente senza. Sempre l’anno passato la questione era esplosa nella sua tragicità: oltre alle borse di studio mancavano i posti letto per studenti stranieri, ed all’inizio di quest’anno è sorto il problema delle copisterie poste sotto sequestro, facendo riemergere il problema del carolibri.

Oltre a tutto questo gli studenti hanno portato in piazza i temi più scottanti del rapporto tra economia ed istruzione: il numero chiuso nelle università e soprattutto il nuovo decreto AVA.

 

Nell’evento di ieri tantissimi studenti hanno deciso di dire no: a partire dalla mattinata il numero degli studenti chini sui libri in piazza è aumentato notevolmente, fino a raggiungere l’apice nel tardo pomeriggio, quando si è svolta sul tema un’assemblea aperta. Dopodiché, i ragazzi non si sono arresi ed hanno continuato il loro presidio davanti al Palazzo della Regione, con musica e dibattiti. Oggi hanno rilanciato un’altra assemblea pubblica, e si sono diretti in corteo verso Palazzo Lascaris, ma non è stato permesso loro di entrare. Non tutti gli studenti sono propensi ad immaginare un dialogo costruttivo con la Regione, ma la maggior parte di loro ritiene sia giunto il momento di prendere misure urgenti e drastiche per uno dei diritti fondamentali del cittadino.

“Non c’è più tempo, mai più senza borse di studio”: questo lo striscione imperante in questa due giorni di protesta degli studenti universitari. Ed effettivamente, a giudicare dai bilanci della regione e dallo stato di gravità in cui versa l’Ente per il diritto allo studio Universitario, di tempo sembra proprio non essercene più.

11/06/2013
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