‘Ndrangheta, operazione antiriciclaggio

Denaro proveniente dalle attività illecite della ‘ndrangheta riciclato attraverso un sistema ingegnoso, messo in atto da un commercialista e la compiacenza di alcuni imprenditori.
Si è chiusa oggi un’indagine della Dia, iniziata nel 2012, che ha portato alla richiesta di custodia cautelare in carcere per quattro soggetti coinvolti, a vario titolo, in attività finalizzate a riciclare il denaro del crimine organizzato. I reati contestati sono: riciclaggio, interposizione fittizia, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di documentazione per operazioni finanziarie inesistenti.
Il denaro da “lavare” – accumulato grazie al sequestro di persone e al traffico di stupefacenti – era quello delle cosca Ietto, Cupua, Pipicella di Natile di Careri e l’attività di riciclaggio era portata avanti da Francesco Ieppo, condannato per associazione mafiosa nell’ambito delle inchieste Crimine-Infinito.
Attraverso imprenditori compiacenti e un giro di false fatturazioni, Ietto è stato in grado di immettere nel mercato legale il denaro sporco.
Ad architettare il meccanismo per riciclare queste ingenti somme, un noto commercialista torinese, Pasquale Bafunno.
Il professionista era riuscito a creare un sistema di documentazione contabile intersocietaria, basato su rapporti commerciali e finanziari fittizi, così da rendere difficile il controllo da parte delle autorità.
Oltre a Ietto e Bafunno, la richiesta di custodia cautelare in carcere è stata spiccata anche per due imprenditori operanti nel torinese accusati di false fatturazioni ed evasione fiscale.
L’operazione, denominata “Panamera”, ha portato al sequestro preventivo di beni, mobili ed immobili, per un importo complessivo di circa 5 milioni di euro.

23/07/2015
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