Morto Stalin, se ne fa un altro

Mosca, marzo 1953. Dopo una cena con i maggiori ministri del Comitato Centrale, Stalin si sente male e sviene privo di conoscenza. La mattina dopo, indecisi sul da farsi, sono tutti riuniti intorno al dittatore colpito da ictus: ci sono Berija (S. Russel Beale), potente ministro dell’Interno e capo della polizia politica responsabile delle purghe, Krusciov (S. Buscemi), Malenkov (J. Tambor) vice segretario del Partito, Molotov (M. Palin) ministro degli esteri e altri maggiorenti. Quando l’uomo che aveva guidato l’Unione Sovietica negli ultimi 30 anni, compresa la guerra e la gloriosa controffensiva contro i tedeschi muore, l’incertezza regna sovrana, ma ben presto i giochi di potere, gli intrighi, i sotterfugi si fanno palesi, in una lotta per la successione nemmeno troppo nascosta.

Armando Iannucci (padre italiano, madre scozzese), sceneggiatore e regista di serie tv, affronta un episodio storico, all’insegna della farsa al vetriolo: il comico si mescola al grottesco, all’umorismo nero, al cinismo feroce. Lo fa con molta abilità, nessun vezzo di politicamente corretto e riscrivendo gli aspetti privati di una pagina di storia, di cui conosciamo solo la versione ufficiale. Attori irresistibili, situazioni nonsense e ridicole (la parte con Stalin morente è esilarante), la satira colpisce in pieno, anche negli aspetti ossessivi e paranoici di un regime che aveva elevato la cultura del sospetto e della paura, a modello di quotidianità.

Titolo italiano discutibile (originale “The death of Stalin”), presentato a Toronto e vincitore di un premio collaterale al Torino Film Festival.

Da non perdere!

 

04/01/2018
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