Mafia spa: da oggi anche con partita Iva.

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Licenziamenti? Cassa integrazione? Fallimenti? Niente paura, dal rapporto di SOS Impresa uscito in questi giorni arrivano notizie confortanti: qualcuno che resiste alla crisi c’è.

L’azienda mafia, in tutte le sue diramazioni territoriali, compresa la nuova filiale dei Basilischi, in Basilicata, prospera. Il servizio più richiesto, considerati i tempi che corrono, è l’usura: più di 200.000 commercianti colpiti, per un giro di 20 miliardi di euro. Cresce l’usura di giornata: soldi prestati al mattino e ritirati la sera con interessi.

Gli altri settori tradizionali sono ugualmente in aumento, ma il racket è stato aggiornato. Spesso i taglieggiatori aprono partite Iva, forniscono servizi o materiali fantoccio ai commercianti che si trovano a sborsare cifre considerevoli per penne o agende. Ad assumere manodopera “caldamente consigliata”, o ad offrire “spontaneamente” banchetti di nozze.

Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha aggiornato un provvedimento preso un anno fa da Confindustria Sicilia. Quest’ultima aveva imposto l’espulsione per gli imprenditori che pagavano il pizzo. Da questo momento scatta l’obbligo di denuncia per gli imprenditori taglieggiati, la sospensione in caso di arresto dell’imprenditore per reati di mafia o condanna non ancora passata in giudicato, l’espulsione in caso di condanna per reati di associazione mafiosa passati in giudicato o confisca dei beni.

“Bisogna passare dall’antimafia dei convegni a quella delle denunce” dichiara Tano Grasso, presidente onorario della Federazione antiracket e a sua volta ex vittima di Cosa Nostra. O integrare le due azioni, verrebbe da aggiungere. Soprattutto nel giorno del compleanno di Pino Masciari, imprenditore, testimone di giustizia per i tribunali, e testimonial di onestà e coraggio per tutti noi.

05/02/2010
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