Macbeth

Celebre tragedia di William Shakespeare, “Macbeth” è stata trasposta sul grande schermo in diverse occasioni (Orson Welles, Roman Polanski, Akira Kurosawa), oltre che replicata a teatro da che esiste. La storia è quella della sanguinosa ascesa di Macbeth, condottiero e barone del Re di Scozia Duncan. Tre streghe gli rivelano che sarà Re e così, anche sotto la spinta malefica della moglie, egli assassina Duncan, ottiene la corona e scivola in una spirale di morte, vendetta e sangue, che avrà un epilogo funesto. Macbeth (Michael Fassbender) e Lady Macbeth (Marion Cottilard) sono da sempre personaggi archetipici dell’ossessione per il potere e le trame delittuose per ottenerlo, ma anche del senso di colpa (Macbeth che uccide il sonno e vede gli spettri di chi ha fatto morire), del delirio di onnipotenza, della determinazione al limite della follia.

In questa nuova versione, firmata da Justin Kurzel e presentata al Festival di Cannes, la scorsa primavera, tutto funziona: interpreti eccellenti, sceneggiatura che lavora sul testo originale con fedeltà, notevole fotografia, che alterna gli splendidi paesaggi scozzesi, alle scene di sangue fango delle battaglie (di grande impatto dinamico e violenza brutale in tutta la sua fisicità), fino all’epilogo che vira al rosso. Kurzel sceglie di dirigere un adattamento senza colpi di scena o interpretazioni personali. Potrebbe sembrare fin troppo diligente, ma qui si scivola nei gusti personali.

Resta la potenza di una storia, che quattrocento anni dopo è ancora una radiografia ferocissima e cristallina, dei rapporti di forza, le meschinità, la violenza dell’uomo.

Del resto è Shakespeare, bellezza!

06/01/2016
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