Ma in Brasile hanno capito chi è Cesare Battisti?


Ma il Brasile conosce  la storia di Cesare Battisti? Se in Italia risulta chiaro che si tratta di un terrorista condannato in via definitiva per  quattro omicidi, in certi ambienti governativi e intellettuali brasiliani la questione ideologica ha prevalso. Il principale responsabile è senz’altro l’ex presidente Inácio Lula da Silva che negò l’estradizione nel ultimo giorno di mandato, il 31 dicembre scorso.


Lula fu un operaio e un grande sindacalista durante gli anni ’70 (proprio quando Battisti uccideva degli innocenti a sangue freddo). Ma solo al quarto tentativo, nel 2002, riuscì a vincere le elezioni presidenziali . La notizia all´epoca fu accolta con un certo allarmismo dalla comunità internazionale: il Partito dei Lavoratori, più di lotta che di governo, saliva sul gardino più alto del potere. Durante il regime militare i partiti comunisti erano banditi, ma moltissimi politici attuali fecero parte dei gruppi di guerriglia che lottavano per abbattere il regime militare. La stessa presidente Dilma militò in organizzazioni paramilitari.
Poi, in realtà, Lula in politica economica si rivelò un moderato tanto che adesso, dopo otto anni di presidenza, il suo governo è stato preso a modello, soprattutto in America Latina, come un riuscito paradigma di socialismo democratico e riformista. Permane tuttavia sullo sfondo un´ideologia che offusca i fatti, soprattutto dei cosiddetti “anni di piombo”. Un´espressione che è usata anche in Brasile, ma che per motivi storici possiede una diversa accezione.
Mentre i terroristi nostrani facevano la guerra ad uno Stato democratico e di diritto (ammazzando innocenti, solo perchè ritenuti simboli dello Stato borghese), i guerriglieri brasiliani negli stessi anni assaltavano banche e sequestravano ambasciatori stranieri per denunciare gli abusi, la censura e le torture del regime. I primi, pertanto, erano appunto terroristi, i secondi più simili a dei “partigiani”. Non a caso, oggi, Dilma è potuta diventare presidente del democratico Brasile. Eppure, pare che in Brasile si faccia confusione e si mettano entrambi sullo stesso piano: d´altronde erano sempre gli anni di piombo e la lotta rivoluzionaria (anche se con scopi diversi) sera scoppiata in vari paesi.


Un altro aspetto decisivo nella questione è la perdita di credibilità internazionale che vive l’Italia negli ultimi anni, a causa di un premier che troppe volte ha messo in imbarazzo il Paese agli occhi del mondo. Per Lula e per la potenza emergente Brasile dare uno schiaffo ad uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea è stata la dimostrazione di una prova di forza. E ha approfittato del momento di debolezza. Lula, infatti, ha motivato la decisione dicendo che il sistema carcerario italiano non sarebbe in grado di garantire l´incolumità di Battisti. E ha preferito credere alle parole di un assassino condannato in via definitiva che si dichiara innocente, piuttosto che alle sentenze definitive della magistratura italiana. Una vera e propria sberla alle nostre istituzioni.  
E se il Supremo Tribunale Federale, in sostanza, ha scelto di lavarsene le mani, lasciando una questione giuridica (cioè il rispetto del Trattato di Estradizione tra Italia e Brasile) nelle mani di un uomo politico, non tutta la politica si trova d’accordo con Lula. Molti senatori dell’opposizione hanno protestato alcuni giorni fa contro la decisione del Tribunale, responsabile di essersi sottomesso al potere legislativo ed esecutivo.
Da qui appare evidente che l’informazione distorta, l’ideologia e la ricerca di protagonismo sulla scena internazionale sono i tre ingredienti che hanno portato a questa crisi istituzionale tra i due Paesi.

12/06/2011
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