L'umana misericordia secondo i registi De Serio

 

 

Sette opere di misericordia, primo lungometraggio dei giovani registi torinesi Gianluca e Massimiliano De Serio, è un film suggestivo quanto ambizioso. Già in concorso al Festival di Locarno, ieri sera è stato presentato al pubblico italiano in anteprima, nell’ambito del Torino Film Festival.

Classe 1978, figli di una coppia di emigrati da Foggia e Venosa, studenti al liceo Giordano Bruno e poi al DAMS dell’Università di Torino, i gemelli De Serio sono volti noti, e non solo perché nel 2006 apparvero sulla celebre copertina delle Pagine Bianche “Pari e dispari”, fotografati da Marzia Migliora. Già verso la fine del loro percorso universitario, ci deliziarono con i primi cortometraggi, tra cui Maria Jesus, Il giorno del santo, Mio fratello Yang, Zakaria, fino ai più recenti L’esame di Xhodi e Bakroman, presentati nelle scorse edizioni del TFF. Lavori che spaziano dal documentario alla poesia, per raccontare di immigrati, clandestini, periferie urbane e continentali, scarti di umanità. Non si contano i premi e riconoscimenti ottenuti, in Italia e all’estero.

Il film, dal titolo impegnativo e dai dialoghi stringati, è scandito dalle sette opere di misericordia corporale indicate nel Vangelo (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti), e utilizza principalmente il linguaggio del corpo, con uno stile che i critici paragonano a quello dei fratelli Dardenne e alla nuova scuola rumena.

Come ha suggerito Gianluca, l’idea è nata durante gli ultimi mesi di vita del loro nonno, quando, durante l’assistenza, hanno sperimentato per la prima volta la misericordia, spogliata dei riferimenti religiosi, nella sua essenza fisica ed umana, e la fatica della relazione non verbale con un corpo in trasformazione. Misericordia significa dunque prendersi cura dell’altro, nel film come nella vita, in un percorso di “redenzione” che tocca le diverse declinazioni del contatto umano, violenza, sopraffazione ma anche aiuto, insomma, lotta per la sopravvivenza.

Massimiliano ha sottolineato che la scelta dei protagonisti (Roberto Herlitzka, insignito del premio Adriana Prolo, e Olimpia Melinte) è stata dettata dall’armonia ed espressività dei loro “corpi paesaggio”. La pellicola racconta la storia di due fragili umanità, che vagano tra malattia, malavita, silenzi e solitudine, e che s’incontrano in uno strano gioco di empatia e azioni di “misericordia”.

Un film certamente audace per i due giovani registi. Non possiamo che augurare loro tanta fortuna.

 

Trailer di Sette opere di Misericordia

29/11/2011
Articolo di