L'ombra nera della xenofobia


Le violenze dei nazionalisti serbi allo stadio, in occasione della partita Italia- Serbia, hanno catturato l’attenzione dell’opinione pubblica: sui giornali e nelle televisioni si sono susseguiti commenti, giudizi conditi dalla giusta dose di sdegno.

Quello che spesso ci si dimentica di fare, però, è guardare al contesto generale e collegare i singoli fatti di cronaca ad un panorama storico-politico più vasto.

Innanzitutto è bene ricercare le origini del nazionalismo serbo nella dissoluzione della Jugoslavia, la cui storia si è poi trasformata in una lunga saga di odio, sangue e guerre in nome del nazionalismo etnico. In particolare, gli ultras della Stella Rossa, la squadra serba più tifata, sono il volto più duro del nazionalismo in Serbia, che non sempre viene contrastato, grazie anche ai suoi legami con la mafia balcanica.



I nazionalisti serbi sono stati anche i protagonisti degli scontri durante il Gay Pride, che si è svolto il 10 ottobre di quest’anno a Belgrado. Il primo tentativo di manifestare l’orgoglio gay in Serbia si era tenuto nel 2001 ed era finito con un massacro dei pochi partecipanti ad opera di gruppi organizzati di ultra-nazionalisti e hooligans; nel 2009, invece, la manifestazione fu cancellata dalle autorità a causa delle minacce da parte di gruppi estremisti. Nonostante gli indiscutibili passi avanti, risulta evidente che in Serbia è ancora presto per esprimere liberamente il proprio orientamento sessuale.



Allargando il nostro angolo visuale è possibile accorgersi di come focolai di nazionalismo e xenofobia siano intravedibili anche in altre parti d’Europa.

Al di là  del giudizio che ne si da, le disposizioni di Sarkozy nei confronti dei rom in Francia sono senza dubbio il frutto delle manchevolezze delle politiche di integrazione e nascondono, neanche troppo bene, la difficoltà di accettazione del diverso, dello straniero.

La Francia repubblicana ha inoltre deciso di estendere a nuove tipologie di reato la perdita della cittadinanza  francese, snaturando la visione repubblicana che non prevede distinzioni tra le origini dei cittadini, secondo i principi costituzionali e insinuando la pericolosa idea di una nazione fondata sulle origini etniche.

In diversi Stati, poi, dall’Olanda, alla Svezia, all’Austria i partiti dell’estrema destra sono in crescita.

In Svizzera, l’Unione Democratica di Centro, partito dell’estrema destra, ha promosso una campagna pubblicitaria che trasforma gli italiani e i romeni in ratti che affondano i denti nel formaggio Canton Ticino.

In Italia la Lega Nord ha ottenuto più dell’8% alle elezioni politiche del 2008 e il 12,28% alle regionali del 2010. Un partito, come ben sappiamo, caratterizzato da una posizione decisamente estrema riguardo alla questione dell’immigrazione islamica e in generale nei confronti degli stranieri.



Di fronte a questo panorama diventa sempre più importante tenere alta l’attenzione, in quanto i cambiamenti sociali e politici avvengono sempre molto lentamente, con il susseguirsi di piccoli segnali, spesso invisibili all’occhio distratto.

Occorre, quindi,vigilare continuamente sul rispetto dei principi democratici, nella convinzione che la strategia per una convivenza democratica non sia il rifiuto della diversità bensì l’attuazione e lo sviluppo di politiche di integrazione.

21/10/2010
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