L'ombra della setta – "The master"
Lo diremo subito, non è un film facile. L’ultima pellicola del talentuoso P. T. Anderson si ispira alla figura di R. L. Hubbard, fondatore di Scientology. Già, perchè “The master” è un film discontinuo, a tratti prolisso, faticoso, ma non privo di un magnetismo ambiguo e fascinoso: come quello che il personaggio di Lancaster Dodd (P. S. Hoffman) esercita sul protagonista Freddie (J. Phoenix), reduce di guerra con problemi nervosi, mezzo alcolista e violento represso. L’incontro casuale tra i due, li unirà per anni in un rapporto fraterno e ossessivo, ambiguo e doloroso, fortissimo e complicato. Sullo sfondo l’America degli anni ’50, appena uscita dalla Guerra Mondiale, e il sogno americano in tutto il suo splendore e le sue contraddizioni. Un finale sospeso, che riconcilia la storia con l’inizio, una sceneggiatura complessa, fatta di silenzi e molte inquadrature fisse, una bella fotografia che ricostruisce bene l’epoca. Su tutto, una grande prova di recitazione dei protagonisti: Phoenix e Hoffman (entrambi premiati a Venezia, insieme a un Leone d’argento per la regia!), in grado di dipingere sfumature sottili dei loro due personaggi, il reduce disadattato e in cerca di sè, il guru affascinante e visionario; a loro si somma la performance di Amy Adams, la giovane e decisa moglie di Dodd. Tutti e tre in corsa per Golden Globes e Oscar!
Anderson, dopo i film corali come Boogie Nights o Magnolia e gli indimenticabili ritratti di Ubriaco d’amore e Il petroliere, firma un film sotto le righe e, al contempo, potente (su tutte la scena del primo colloquio registrato tra i due protagonisti), apologo sul fascino perverso e il disperato bisogno di credere, di avere un leader, di sognare un futuro.
Senza giudizi, lasciando libero lo spettatore di farsi la sua idea.
Da vedere, su cui riflettere, da analizzare.