Lo Scu.ter sbarca a Trieste, Bologna, Domodossola

scuter

di Valentina Ciappina
Il “Sabaudo” Progetto Scu.ter da quest’anno si espande in Italia. Le città per ora coinvolte sono: Trieste, Bologna, Domodossola.

Le associazioni che porteranno avanti questo progetto sono tutte realtà che aderiscono ad acmos sotto il motto “We care“. Con questo passo, il progetto di animazione nelle scuole “sbarca” in altre città.

 

A Bologna abbiamo intervistato Andrea Giagnorio, dell’Associazione Prendi Parte, nata da un’esperienza intensa di partecipazione nel Presidio Studentesco di Libera  e che ad oggi conta più di quaranta soci di età compresa tra i diciassette e i ventidue anni.

 

Andrea, come nasce l’idea di portare il Progetto Scu.ter a Bologna?

Grazie all’impegno in Libera siamo entrati in contatto con le tante altre realtà associative che costituiscono la rete e in particolare con l’associazione Acmos di Torino, che ci ha impressionato per i metodi educativi innovativi, basati sul concetto di animazione d’ambiente, e che ci ha coinvolti nel loro progetto: costituire una rete, chiamata WeCare, di associazioni giovanili in tutta Italia al fine di condividere esperienze, progetti ed idee nell’ambito del coinvolgimento alla cittadinanza attiva, in linea con i principi che tengono unita Libera.
Siamo rimasti, quindi, profondamente colpiti in particolare dal progetto Scuter che abbiamo deciso di attuare anche a Bologna.
Quali sono gli obiettivi che vi siete preposti?

Anche sul nostro territorio, nelle nostre scuole, si sente il bisogno di animatori di spazi, spesso squallidi e degradati, e soprattutto di animatori di coscienze. Il nostro intento da un lato è portare all’interno della scuola temi che spesso non vengono neanche lontanamente trattati dai prof, benchè queste tematiche siano vicine ai ragazzi e possano interessarli, e dall’altro portare una cosa semplice, ma che spesso manca: l’ascolto. Ascoltare i ragazzi, i loro problemi, le loro vite, per aiutarli a cercare insieme le risposte. Ce n’è urgente bisogno, qui da noi, ancor di più da quando, qualche giorno fa, hanno fatto a botte due bande di ragazzi dai nomi agghiaccianti: la Bolo-bene contro la Bolo-feccia. Noi ci siamo, o meglio cominciamo ad esserci. Con il progetto Scuter, partendo dall’individuo, per dare risposte collettive.

 

 

A Trieste abbiamo incontrato Giulia Mari dell’Associazione Rime. RIME è un’ associazione di promozione sociale dedicata a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. RIME sta per responsabilità, impegno, memoria ed educazione.

 

Cosa vi ha portato a mettere al centro del Wecare il Progetto Scu.ter?

Scuter parte dall’idea che lo spazio scuola non sia abitato come dovrebbe. I ragazzi spesso non si sentono a casa, non vivono la scuola come occasione di partecipazione, ma ne subiscono le dinamiche interne spesso sentendosi impotenti. Siamo ben consapevoli che Scuter non è la risposta,ma è una delle possibili risposte a questa indifferenza e a questo individualismo dilaganti. RIME quest’anno ha deciso di impegnarsi in due scuole superiori Con una equipe di 3 persone per ciascun istituto. Per noi è l’anno zero. Sarà faticoso e difficile, ma se davvero vogliamo essere  promotori di cambiamento, dobbiamo essere in grado di mettere sul piatto continuità, credibilità, ascolto e proposte. Scuter è tutto questo e molto altro. Per queste ragioni abbiamo deciso di proporlo nelle scuole triestine.

 

Quali sono le prospettive future?

l futuro è un grande punto interrogativo. Le variabili sono molte e le fatiche sono tante, però se penso alla nostra storia vedo buoni semi che sono certa diventeranno piante e frutti meravigliosi. La sfida è avere buoni attrezzi e tante braccia. Lo scuter e il wecare sono un buon punto di partenza.

 

 

A Verbania, infine, abbiamo ascoltato la voce dell’Associazione 21 Marzo e del suo rappresentante Giacomo Molinaro.

 

Come si svilupperà il Progetto Scu.ter nel vostro territorio?

SCU.TER, si svilupperà sul nostro territorio in un contesto particolare; SCU.TER (o meglio “The School Brothers”, come abbiamo deciso di chiamare questo primo esperimento) nascerà come esperienza pilota in una scuola di Domodossola, cittadina montana a due passi da Verbania, secondo centro per importanza della provincia.

Una realtà difficile, nella quale vorremmo inserirci a pieno titolo lavorando coi ragazzi del Liceo “Spezia”, principale istituto scolastico della città.

Il valore aggiunto di questo tipo di percorso è l’appoggio assicuratoci dal Comune di Domodossola, in particolare dall’assessorato alle Politiche Sociali, che per primo ci ha contattati chiedendoci di fare “qualcosa” per intervenire sul disagio giovanile attivando percorsi virtuosi di partecipazione; abbiamo pensato subito a SCU.TER come risposta, in quanto ci permetterebbe di stringere quel legame coi ragazzi della città necessario a realizzare un percorso di partecipazione che possa durare nel tempo, e non un intervento spot, magari ben fatto, ma molto meno efficace.

Queste le premesse entro cui ci muoviamo, che speriamo ci possano portare di qui alla fine dell’anno scolastico a espandere la nostra rete e i nostri progetti, facendo di SCU.TER un perno centrale della nostra operatività.

07/10/2013
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