Life

James Byron Dean (1931-1955), bello e dannato, timido ed enigmatico, spocchioso e tormentato. La leggenda che morì 60 anni fa, schiantandosi con la sua Porsche, rivive nella pellicola “Life”, dell’olandese Anton Corbijn, nell’ultimo anno scarso della sua vita, il 1955. Dean (Dane DeHann) ha appena girato “La valle dell’Eden” di Kazan ed in pole position per interpretare “Gioventù bruciata”. A una festa a Hollywood conosce Dennis Stock (Robert Pattinson), fotografo free lance, che intuisce le potenzialità del giovane misconosciuto, che a breve diventerà un divo intramontabile; ne diventa amico e cerca di convincerlo a concedersi, per un servizio fotografico, da pubblicarsi sulla rivista “Life”. Jimmy è titubante, sfuggente con Dick come con il resto delle persone che frequenta: la fidanzata attrice francese Pier Angeli (Alessandra Mastronardi), il produttore-padre-padrone del cinema dell’epoca, Jack Warner (Ben Kingsley), il suo agente. Dick è talmente determinato da spuntarla, fotografando Jimmy, sotto la pioggia con cappotto e sigaretta a New York (foto indelebile della storia), per poi seguirlo nell’Indiana, nella casa degli zii di Dean, luogo dell’infanzia e la prima giovinezza dell’attore, dove scatta bellissime fotografie intime (come i titoli di coda mostrano).

Film intimista (fotografia notevole che contribuisce al risultato), dall’incedere lento e flemmatico, fin contraddittorio, come l’indole del suo protagonista, che Dane DeHann riesce a restituire: in certe inquadrature, quasi laterali, si rivede lo stesso sguardo malinconico, la stessa energia strafottente, la medesima intelligenza folgorante, che contraddistinsero il James Dean, morto a 24 anni, dopo appena 3 film e già diventato mito. Bigger than life, si direbbe. Così il film sa essere discontinuo e coinvolgente al tempo stesso, come una partitura jazz in un autunno piovoso, rendendo bene il carattere e il talento di un uomo, le cui bizze personali erano perdonate solo per la sua straordinaria capacità recitativa. Resta la nostalgia di lui, non averlo potuto vedere invecchiare, in altri ruoli sul grande schermo. Rivive, dopo oltre mezzo secolo, in una pellicola delicata e interessante. C’è molto di vita, appunto!, in questo film.

E’, ancora una volta, il cinema, bellezza!

09/10/2015
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