Lettera all'Italia


Qualche settimana fa, tre ragazze dello SPES (Esecutivo Studentesco del Gramsci, di Ivrea) hanno scritto ed inviato a giornali locali e nazionali questa lettera, poi in parte pubblicata sul La Stampa.

Il 12 febbraio scorso abbiamo conlcuso la prima parte della Campagna per la cittadinanza dal titolo Forza Italia con meravigliosi video prodotti dai vari GEC (gruppi di educazione alla cittadinanza) e che potete vedere sul blog della campagna.

Ci sembra questo un modo coerente per rilanciare in vista del 17 marzo: l’Italia è la nostra occasione!

Gustatevi la lettera di Ingrid, Irene e Lorenza.




ALLA NOSTRA NAZIONE

L’Italia corrotta e l’Italia della legalità, l’Italia del sole e dei prati e l’Italia delle piogge e dei rifiuti, l’Italia di Iovine e l’Italia di Masciari, l’Italia dei calciatori e l’Italia dei congiuntivi, l’Italia de L’Aquila e l’Italia degli sciacalli, l’Italia della Costituzione e l’Italia delle leggi ad personam, l’Italia dell’Olivetti e l’Italia di Pomigliano, l’Italia contro la guerra e l’Italia delle missioni di pace, l’Italia emigrata e l’Italia razzista, l’Italia dei valori, l’Italia del Colosseo e l’Italia di Pompei, l’Italia giovane e l’Italia stanca, l’Italia dell’amore di un papà e l’Italia dell’obbligo alla vita di un papa, l’Italia delle scelte libere e l’Italia della negazione di un amore diverso, l’Italia di Don Milani e l’Italia della Gelmini, l’Italia di Pavarotti alla Scala e l’Italia di Emanuele Filiberto a Sanremo, l’Italia tricolore e l’Italia triverde, l’Italia sì, l’Italia no.

Sono 150 le candeline sulla torta dell’Italia. 150 piccole fiamme che bruciano e tremano, e ognuna porta con sé un ricordo.
La prima, nonostante l’insicurezza, sostiene le altre. Un’altra, quella del ’46, diffonde una luce rosa e scoppietta al grido di “Evviva la Repubblica, evviva l’Italia”. Il ricordo del ’68, giovane, arde coraggiosamente rassicurando il ’78, flebile perché bagnato dal sangue di Peppino Impastato e Aldo Moro. L’ultima candelina, piccola e spaventata, attende di essere modellata dalle nostre scelte.
Chiudiamo gli occhi, esprimiamo un desiderio e soffiamo con tutta l’aria dei nostri polmoni.
Desideriamo, sognamo un Paese che non ci costringa a scappare, ma di cui essere fieri con gli amici stranieri.
Crediamo nel progresso, siamo noi stessi cambiamento.
Vogliamo, con le nostre scelte, costruirci un futuro qui.
Finché saremo in pochi, peró, a festeggiare l’Unita’ d’Italia non riusciremo a spegnere tutte le candeline e far avverare il nostro desiderio.
150 anni fa la distruzione e la violenza, il coraggio e il sacrificio costruivano una nazione unita.
Oggi dobbiamo capire che non sono i confini a fare una nazione, ma i cittadini che, uniti dal loro impegno, soffiano senza sosta lavorando per il proprio paese.
“Noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto” scriveva Mauro Rostagno, giornalista torinese ucciso dalla mafia il 26 settembre 1988.


Ingrid Vigna, Irene Gallina, Lorenza Della Pepa

09/03/2011
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