Legislazione antimafia: il Brasile "copia" l'Italia

 

La legislazione italiana, molto spesso vituperata, questa volta è stata presa a modello. La notizia arriva dal Brasile dove in settimana la presidente Dilma Rousseff ha sanzionato una nuova legge che permetterà ai giudici di costituire un pool per portare avanti le indagini più scottanti. Proprio come avvenne in Italia per le indagini sulle Brigate Rosse, del maxiprocesso alla mafia o di Mani Pulite.

 

Troppi i recenti casi di minacce, omicidio o rinuncia da parte dei magistrati brasiliani che portavano avanti indagini e processi contro la criminalità organizzata. L’ultimo in ordine di tempo è stato quello di Paulo Augusto Moreira Lima che nel giugno scorso ha rimesso l’incarico in seguito alle minacce ricevute e ha annunciato di trascorrere un periodo all´estero. Moreira Lima stava conducendo un’importante indagine, tutt’ora in corso, che come consequenza ha però già portato all’espulsione dal Congresso verdeoro del senatore Demostene Torres. Nel novembre scorso era invece toccato alla giudice Patricia Accioli che venne barbaramente assassinata da 21 colpi di pistola mentre rientrava nella sua abitazione di Rio de Janeiro: il magistrato carioca portava avanti una battaglia solitaria, e senza scorta, contro il narcotraffico, le organizzazioni criminali e settori corroti delle forze dell’ordine che controllano molte favelas della città. Sono solo due degli esempi più eclatanti verificatisi negli ultimi mesi in Brasile, visto che secondo l’Associazione Magistrati Brasiliana sarebbero almeno 400 i giudici che attualmente vivono sotto minaccia nel Paese. “C´è molta pressione su un unico magistrato – spiega Henrique Nelson Calandra, presidente della AMB – Il lavoro in pool, condividendo le decisioni, può neutralizzare le intimidazioni”.

 

Grazie a questa legge il Brasile compie un importante passo in avanti nella lotta alla criminalità organizzata. Anche perché la società verdeoro è costretta a fare i conti con indici di violenza spaventosi che collocano il Paese tra i più pericolosi al mondo e con un tasso di impunità che in alcune regioni arriva perfino al 90% dei casi. I numeri sono allarmanti: solo nel 2010 si sono registrate quasi 50mila morti violente, con un tasso di 26 omicidi ogni 100.000 abitanti. Per fare un paragone l’Italia registra 1,3 morti violente ogni 100.000 abitanti.

30/07/2012
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