Leggere attentamente le istruzioni

quarto_potere

Se, parlando di media, possiamo dire con McLuhan che il mezzo è messaggio, allora possiamo anche affermare che, oggi ed in Italia, un cittadino che volesse esercitare l’articolo 21 della nostra Costituzione sarebbe un po’ a corto di mezzi. La salute dell’informazione nel nostro paese è un tema centrale a partire dalla famosa discesa in campo del 1994. Gravi e reiterati sono stati, in questi quindici anni, gli attacchi alla libertà di stampa. Citiamo gli ultimi tre in ordine di tempo:

  • La bomba atomica esplosa a causa della presenza di Patrizia D’addario ad Anno Zero di giovedì 1 ottobre;
  • Il rinvio di Ballarò per lasciare spazio ad uno speciale di Porta a Porta sulla consegna delle case in Abruzzo;
  • L’ascesa di Augusto Minzolini alla direzione del Tg1


Gli Italiani sono scesi in piazza il 3 ottobre per manifestare contro lo stato degenerativo della nostra informazione (meno male), erano 300.000, nonostante il corteo fosse stato spostato a causa dei morti in Afghanistan.


Nel dichiarare la crisi non bisogna però compiere l’errore di considerare impossibile informarsi. Basti pensare al neonato Il Fatto Quotidiano, o a due periodici presenti da anni nel salotto di Casa Acmos: L’Internazionale, per chi fosse tornato oggi da Marte un settimanale di geopolitica, e Narcomafie, mensile di inchiesta sulle mafie in Italia.


Esistono nel mondo luoghi dove d’informazione si muore molto spesso: Cina, Iran, Birmania, Russia et cetera. In quei paesi non esistono le stesse nostre tutele. Eppure la protesta di Teheran è rimbalzata di schermo in schermo grazie ad alcuni cellulari ed un socialnetwork. Come mai in Italia non si riesce  reagire al dispotismo mediatico di Berlusconi e servetti? Abbiamo gli strumenti, i messaggi non sono neanche da cercare (Puttanopoli è stato lampante), dobbiamo soltanto diventare media. Dobbiamo cioè sfruttare le nuove e più democratiche risorse mediatiche a nostra disposizione per difenderci dall’uniformazione della vulgata televisiva.


Altrimenti saremo presto Terzo Mondo


05/10/2009
Articolo di