Il diritto di passeggiare

 

“Stiamo solo passeggiando! Stiamo solo passeggiando!”. Una frase piuttosto innocua viene ripetuta alle 2.30 di notte da una folla che si rimpolpa man mano che attraversa Mosca, con gli attivisti Navalny e Udaltsov in testa. La polizia, smarrita, li segue – nella consapevolezza di essere davanti ad una protesta, e contemporaneamente nell’impossibilità di fermarla.

 

Nell’alveo morbido della “spinta dolce” – il procedimento per cui, invece di costringere o esortare qualcuno a fare qualcosa, glielo si suggerisce semplicemente, dandogli incentivi convincenti – si inseriscono anche i metodi di protesta che l’opposizione russa sta inventando in questi giorni. La marcia raccontata sopra risale all’8 maggio, ed era stata preceduta da una giornata altrettanto particolare: in una piazza non lontana dall’ufficio di Putin, si erano raccolti in centinaia per un sit-in, con thermos di tè e chitarre. Roland Oliphant, su Time, racconta dell’unica reazione della polizia – un ufficiale che passava fra la gente battendo il piede al ritmo dei Beatles.

 

Per aggirare la repressione con il disorientamento, gli attivisti russi stanno compiendo azioni totalmente innocenti, con un significato comprensibile ma non immediatamente smascherabile. Come stendere un tappetino per terra e fare yoga, o indossare fiocchi bianchi e cantare in coro canzoni della tradizione russa.

 

Gene Sharp, filosofo americano e autore di diversi testi sulla nonviolenza, definisce questo procedimento “dilemma protest”: una protesta talmente assurda da rendere impotenti le forze di polizia. Se lasciano fare gli attivisti, si schierano automaticamente dalla loro parte. Se li bloccano, rischiano di passare per idioti. In fondo, non stavano facendo nulla di male.

 

Sempre in questa zona liminale della disobbedienza, si trovano precedenti come gli attivisti in Belarus che mangiavano gelato, applaudivano, o facevano squillare i cellulari contemporaneamente in pubblico. E aggiungendo esempi dalla primavera russa di quest’anno, vengono in mente due marce, una avvenuta e una in preparazione.

 

Il 13 maggio si è realizzata la marcia degli scrittori: in 10mila hanno passeggiato per le vie di Mosca, parlando, naturalmente, di letteratura. Lo scrittore Boris Akunin l’aveva lanciata sul suo blog, pochi giorni dopo gli arresti ingiustificati che avevano contornato l’insediamento di Putin, chiedendosi se fosse ancora possibile passeggiare senza essere arrestati.

 

Il 19, in occasione della Notte dei Musei, toccherà agli artisti. Che faranno nascere il “Museo nomade dell’arte contemporanea”- una mostra itinerante di opere d’arte, portate dai loro creatori a spasso per la capitale. Lanciata dal critico d’arte Yuri Samodurov, perché passeggiare continui ad essere legale – non solo per chi visita i musei, ma anche per chi li riempie.

 

 

17/05/2012
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