La missione cinese di Dilma Rousseff


Si è conclusa lunedì la visita in Cina di Dilma Rousseff. Si è trattata della sua prima missione all’estero, anche se già il mese scorso la neo presidente brasiliana aveva ricevuto a Brasilia, in uno storico incontro, il presidente americano Barack Obama.

La visita cinese ha permesso “un salto di qualità nelle relazioni tra i due Paesi” ha affermato Dilma che ha avuto il delicato compito di negoziare con il presidente cinese Hu Jintao un rapporto economico più equilibrato tra i due giganti.

Al momento, infatti, la Cina è il maggior partner commerciale del Brasile e la principale destinazione delle esportazioni brasiliane. Tuttavia tale rapporto soffre degli squilibri fortissimi: l’80% delle esportazioni brasiliane in Cina è infatti rappresentato da materie prime (minerali di ferro, soia, olio di petrolio grezzo, carne di pollo e suina), mentre il 90% delle importazioni riguarda prodotti finiti (prodotti e componentistica elettronica, tessuti e giocattoli).

L’importazione massiccia di beni manufatturieri dalla Cina, a basso costo (dato che possono contare sugli incentivi del governo asiatico, sulla manodopera a basso prezzo e su di una moneta svalutata artificialmente) sta però danneggiando l´industria brasiliana. Basti pensare che negli ultimi 25 anni, il contributo che l’industria di trasformazione dava al PIL brasiliano si è quasi dimezzato, arrivando oggi al 15% (nel 1986, era il 27,5%).

L’obiettivo di Dilma era proprio quello di riequilibrare le relazioni commerciali tra i due Paesi, evitando che la Cina si porti via miliardi di dollari di materie prime ogni anno e in cambio rivenda beni di consumo a basso costo sul mercato brasiliano.

La Cina ha perciò garantito maggior apertura verso l´importazione di prodotti brasiliani finiti, in cambio il Brasile ha accettato accordi che permetteranno al colosso asiatico di aprire stabilimenti in sudamerica.

Due grandi imprese di telecomunicazione investiranno 600 milioni di dollari in Brasile che porteranno alla creazione di migliaia di posti di lavoro, mentre la Foxxcon investirà 5 miliardi di dollari nei prossimi anni per spostare la produzione dei tablet della Apple in Brasile. Il governo mandarino ha anche annunciato che acquisterà 25 aerei della Embraer, il terzo gruppo aeronautico mondiale dopo Boeing e Airbus.

Inoltre, a maggio una delegazione di imprenditori cinesi visiterà il Brasile con lo scopo di raggiungere nuovi accordi e ricercare nuove opportunità per investire nei settori dell´energia, dell´innovazione tecnologica e in vista delle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016.

Durante la missione asiatica, Dilma Rousseff ha anche incontrato i leader degli altri BRICS, i cosiddetti Paesi emergenti (oltre a Cina, anche Russia, India e Sudafrica) che rappresentano insieme il 40% della popolazione mondiale e circa un quarto dell´economia globale. Il gruppo ha firmato un documento che chiede la riforma del sistema monetario internazionale e ha messo in guardia sui possibili rischi di instabilità che grandi flussi di capitale in uscita dai paesi più sviluppati e diretti ai paesi emergenti porterebbero all´economia mondiale.

I BRICS, che hanno dimostrato nelle ultime vicende internazionali di avere molte posizioni politiche comuni (negoziare la pace in Medio Oriente, in Libia e nell’Africa occidentale), hanno ribadito la volontà di guadagnare più spazio negli organismi di ONU, del FMI e della Banca Mondiale per difendere quello che definiscono i nuovi equilibri di “un mondo multipolare”.

Il Brasile è già oggi uno di questi poli e sta conquistando ogni giorno che passa sempre più peso a livello internazionale e allargando la propria sfera di influenza, ormai non più confinata solo all’emisfero meridionale del continente americano.


Obama in Brasile tra speranze e delusioni

20/04/2011
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