La isla mìnima

Nella Spagna post franchista, appena 5 anni dopo la morte del dittatore Francisco Franco (1892-1975), due poliziotti indagano nella provincia sperduta e torrida. Nel mese di settembre, periodo di vendemmia e di festa locale, in un paesino sul Guadalquivir, due ragazze sono scomparse misteriosamente. Si capirà presto che sono state assassinate e forse non sono le prime: emergono casi analoghi del passato, sempre irrisolti. Potrebbe esserci un omicida seriale. Ma mentre Juan (Javier Gutierrez) e Pedro (Raul Arevalo) cercano di sfidare l’omertà della provincia, la reticenza dei possibili testimoni, il coinvolgimento della criminalità organizzata e forse la collusione di qualche potente del luogo, qualcosa non torna, o comunque pare più ingarbugliato del previsto, soffocato dalla canicola di inizio autunno. Epilogo amarissimo e sospeso.

Thriller spagnolo vincitore di 10 premi Goya (massimo riconoscimento del cinema iberico), calibrato su una sceneggiatura misuratissima, con un efficace uso della suspence (anche grazie alle musiche), un’ottima fotografia (paesaggi di grande fascino suggestivo!) e una bella prova dei due interpreti. Juan e Pedro sono molto diversi: dai metodi spicci e la propensione alla socialità il primo, taciturno e fine osservatore il secondo. Forse Juan ha qualche ombra nel suo passato, mentre Pedro vuole che la Spagna che ha ritrovato la libertà sappia essere trasparente anche nei corpi di polizia. Finiscono per essere facce della stessa medaglia.

Alberto Rodriguez Librero firma un film importante, che non è solo un buon prodotto di intrattenimento, in cadenze di thriller, ma qualcosa di più: sullo sfondo restano i fantasmi della dittatura, gli scheletri nell’armadio dei personaggi, i sensi di colpa per il passato e le speranze verso il nuovo regime democratico, le inevitabili contraddizioni della transizione alla Spagna libera (con i ritratti di Franco ancora appesi nelle case!). Problema etico vecchio come il mondo: si può cancellare una generazione che è cresciuta sotto la dittatura e poi passata alla democrazia? Le colpe del precedente regime si possono punire? E’ inevitabile scendere a patti con la propria coscienza e con quella di un intero Paese?

Da non perdere.

30/01/2016
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