La divisa non si processa


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Nel 1764 Cesare Beccaria scrive ne “dei delitti e delle pene” che “Il fine delle pene non deve quindi essere afflittivo o vendicativo ma rieducativo”. Parole che rievocano sinistre se lette alla luce di quanto successo nelle scorse settimane.

Il 22 ottobre Stefano Cucchi decede a Roma dopo essere stato arrestato e aver passato giornate in galera. I segni e gli ammaccamenti sul suo corpo faranno il giro degli schermi televisivi e delle prime pagine dei giornali sollevando il caso.

Ma non è la prima volta che nelle carceri italiane succede un fatto del genere.

Farid Aoufi è un ragazzo algerino. Il 6 novembre dell’anno scorso cade dalla finestra del terzo piano della stazione dei carabinieri di piazza Fossatello a Genova. Entrambi muoiono durante la permanenza in strutture statali, mentre le loro vite, l’integrità dei loro corpi, era sotto la responsabilità delle forze dell’ordine.

Ma Farid è algerino e nessuno si ricorderà più di lui.

Intanto dal carcere di Teramo giungono le registrazioni di agenti della polizia penitenziaria che discutono sulle modalità con le quali conviene massacrare un detenuto per non suscitare rivolte nella carceri più sovraffollate e invivibili del nostro paese a partire dal dopoguerra. Pare normale discutere in servizio della maniera migliore per sfogare frustrazioni generalizzate in un sistema disumano nel concreto anche se riformista per la legge.

Registrazioni e discussioni che ricordano quell’ “Uno a zero per noi” urlato dai carabinieri subito dopo l’assassinio di Carlo Giuliani.

Era il 2001 e gli uomini in divisa e di Stato sono stati assolti per aver temporaneamente sospeso l’applicazione dei diritti umani sono stati assolti.

Con queste assoluzioni, la giustizia fa male a se stessa.

Tra gli uomini in divisa ci sono anche quelli che hanno catturato i più importanti latitanti e che lottano tutti i giorni per una paga da fame eseguendo senza pecche il proprio ruolo. Ed è proprio per rendere conto a queste persone che lavorano onestamente, che chi sbaglia deve pagare. Sono delle mele marce e come tali vanno isolate. Se invece continuerà a vigere la regola della “Divisa che non si processa”, prevarrà il rischio della generalizzazione e della sfiducia verso le forze del’ordine e si aprirà l’era del caos.

13/11/2009
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