La Cina è vicina

di Emilio Bufano

 

n.0  PREMESSA.  

Salve a tutti! Mi presento. Il mio nome è Emilio e sono uno studente di 21 anni. Vivo dividendomi tra La Spezia (dove faccio parte di Libera) e Pisa (dove studio giurisprudenza alla Scuola Superiore Sant’Anna).

Proprio la Scuola mi sta offrendo l’opportunità di trascorrere un periodo di studio in Cina nell’ambito dei suoi rapporti sempre più stretti con questo paese: le relazioni e gli scambi tra le università cinesi e quelle italiane sono perlopiù favoriti e incentivati da un potente (così mi è parso di capire) ente governativo per la diffusione della cultura cinese in occidente, chiamato Istituto Confucio. La borsa di studio che mi viene offerta dal Dipartimento dell’Istruzione cinese prevede un periodo di permanenza di un mese circa nella città di Chongqing. So cosa state pensando. Anch’io mi sono chiesto la prima volta: “dove cavolo è Chongqing?!”.

 

Ma è bastato visitare Wikipedia per scoprire che, posta al centro del Paese, Chongqing è la più estesa città della Repubblica Popolare Cinese, con i suoi 30 milioni di abitanti. La metà della popolazione italiana in un nucleo urbano grande come l’Austria! La Chongqing University, presso la quale sono ospitato, è stata fino a qualche anno fa un’università senza pretese (50ma circa nelle classifiche interne). Oggi è al centro di un ambizioso e costoso progetto di investimenti da parte del governo cinese (sento parlare di 100.000.000 RMB), volto a decongestionare le università di Pechino e Shanghai – dove già vigono delle ingiuste forme di discriminazione all’ingresso per gli studenti non residenti nella rispettiva municipalità – e trasformare la anonima Università di Chongqing in uno dei primi dieci atenei della Cina (fatto!) eppoi del mondo. La strada è ancora lunga, molto lunga, ma passa – secondo il Governo – attraverso una fitta rete di relazioni e scambi con altre università sparse per il mondo. La Scuola Sant’Anna è una di queste. Per quanto mi riguarda, con mossa felina, ho colto l’occasione per catapultarmi dall’altra parte del mondo, in una terra che, certo, è entrata nel nostro lessico quotidiano già da diversi anni, ma perlopiù attraverso una serie di odiosi luoghi comuni. Avevo sempre pensato alla Cina come a un’entità indefinita e lontana, con la quale, prima o poi, l’Occidente avrebbe fatto i conti. Sotto sotto speravo che il vero confronto culturale spettasse storicamente ai miei figli o addirittura ai miei nipoti (per “vero confronto” non intendo quello che nasce dal volontario interesse di singoli sinofili né dagli occasionali momenti di incontro e scambio, bensì dalla convivenza forzata di un gruppo di persone costrette a gestire la scarsità delle risorse comuni). Ho capito di essere in errore. Ho capito che questa forma coattiva di relazione tra popoli è già iniziata. Ho capito che il filo rosso della politica (e sono solo dell’economia) da tempo unisce le nostre vite a quelle di 1,3 miliardi di cittadini cinesi. Quindi ho deciso di partire. Per tentare di capire meglio la realtà cinese ho preferito aggiungere una decina di giorni al mio viaggio per ricomprendervi anche altre famose città, molto distanti tra loro (Pechino, Xi’an e Shanghai). Io non sono un sociologo, né un giornalista né un appassionato studioso di cultura orientale o cinese. Sono solo una persona curiosa che ama osservare e – se possibile – raccontare. Prendete quindi le mie parole per quello che valgono e cercate la Cina anche nei racconti di chi l’ha studiata per anni. Ma non rimandate il vostro personale confronto con questo ‘continente’. Non fatelo. Oggi la Cina è già vicina.  

 

W Marco Polo

W Matteo Ricci

17/10/2012
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